Qualche giorno fa ho avuto modo di scambiare due parole con il giovane cantautore emergente (nonché ex collega damsiano) Francesco Galavotti in una lunga e piacevole chiacchierata via Skype parlando dei suoi progetti musicali. A voi un piccolo estratto.
Per prima cosa potresti presentarti ai nostri lettori?
Mi chiamo Francesco e vengo da Casinalbo, un ridente paesino nella provincia di Modena, suono da quando avevo 13 anni e da circa 3 anni sono impegnato con la band Cabrera. Da tre mesi ho iniziato un progetto solista (One Glass Eye), sono chitarrista e cantante.
Com’è iniziato il tuo percorso musicale?
Mio papà mi ha regalato una chitarra quando ho compiuto 10 anni e ho iniziato suonando in parrocchia, poi crescendo ho cominciato a suonare rock in piccole cover band ma siccome non avevo voglia di imparare le cover ho iniziato a scrivere brani miei.
Cosa ti ispira quando scrivi? E quali sono le tue influenze musicali?
Ti direi una balla se affermassi che non scrivo apertamente di donne e storie tristi (ride), avevo provato l’ambito socio-politico agli inizi ma non è durato. Nel mio disco solista, invece, parlo della mia infanzia molto felice e particolare. Musicalmente ho iniziato con Radiohead, Foo Fighters, Pearl Jam per poi arrivare al post-rock e alla scena emo revival senza mai abbandonare De Andrè e i Bluvertigo. Ultimamente mi sto approcciando al rap.
Da poco con i Cabrera hai registrato un nuovo album, parlacene un po’.
Tecnicamente rispetto all’album precedente quest’ultimo è stato registrato a tracce separate e non in presa diretta. Stilisticamente, se il primo era un classico album post-hardcore questo invece è più pop/alt rock/post rock con meno urla. Il mix lo faremo a Luglio e obiettivamente uscirà nel 2017.
Quale è stata la vostra più grande soddisfazione finora?
Beh siamo partiti suonando nelle sagre di paese e siamo arrivati a condividere il palco con band quali And So I Watch You From Afar, The Get Up Kids, Gazebo Penguins e Fine Before You Came grazie soprattutto a persone speciali che hanno creduto in noi. Muoversi nell’ambito indipendente è sempre faticoso. Sono stati alcuni fan a farci suonare in posti dove non avremmo mai pensato di suonare.
Ci parli del tuo progetto solista: One Glass Eye?
Il progetto è partito come una sfida: volevo vedere quanto velocemente riuscissi a fare un disco da solista che mi soddisfacesse. Per dare credibilità ai testi in inglese ho chiesto una mano ad Andrea Dellapiana, il quale non solo mi ha corretto i testi ma ha anche messo su un’etichetta per far uscire il disco. Da qui è nato un bel rapporto di amicizia: lui, supportando completamente il progetto, è diventato in qualche modo secondo membro di One Glass Eye. Tra Settembre e Ottobre uscirà il disco.
Ultima domanda: con chi ti piacerebbe lavorare, se potessi scegliere?
Domanda difficile, probabilmente con Jacopo Lietti per perfezionare la scrittura dei testi e con Jonny Greenwood per scoprire come faccia a fare ciò che fa con la chitarra.
Intervista di: Marco Andreotti