Cos’è Mary? Un fantasma? Un baku? Una donna dalle sette vite? Impossibile rispondere con certezza.

Ogni volta che pensiamo di poterne cogliere un profilo, di poterla trattenere per un attimo, lei ci sfugge.

“La signora compare, scompare e riappare” come in una casa degli specchi. La realtà si trasforma in un acquerello, mondi paralleli si mescolano ad ogni pennellata.

Nelson Yeo sceglie di ricombinare sequenze di cortometraggi propri con quelle di un celebre film di Hitchcock, accompagnado il tutto con la famossisima aria L’amour est un oiseau rebelle della Carmen.

In altri tempi, questa decisione sarebbe forse sfociata in un détournement di protesta; ma oggi sembra che la strada per “risignificare” sia quella della finezza estetica dal sapore vagamente manierista. Il rischio di queste operazioni è quello di lasciare allo spettatore poco più di un piacere fuggevole. Sarà perché le scene memorabili sono quelle “già girate” e non quelle rimontate, o forse perché l’atmosfera sospesa tra sogno e realtà da monogatari non è più una novità (sono già passati vent’anni da In the mood for love, mi sento vecchio) ma il pur bellissimo Mary, Mary So Contrary svanisce in un attimo lasciando dietro di sé solo un flebile ricordo. Chissà, magari era esattamente questa l’intenzione dell’autore?

Marco Lera