Il 12 aprile 1946, George Orwell pubblicò sul «Tribune» un breve saggio dal titolo curioso: Some Thoughts on the Common Toad (Elogio del rospo, in italiano). L’autore britannico, noto soprattutto per aver plasmato e condizionato l’immaginario della distopia contemporanea, in questo saggio mette in luce l’importanza della primigenia e innata connessione dell’essere umano con la natura, relazione che rischia di andare perduta con l’avanzare del periodo post-bellico in cui scrive. Orwell si interroga su quale futuro ci attenda se non riusciamo a riscoprire il piacere di godere della natura come facevamo in tempi passati: «Se conserveremo un amore infantile per cose come gli alberi, i pesci, le farfalle e i rospi, renderemo un po’ più probabile l’ipotesi di un futuro pacifico e decoroso». In caso contrario, avverte l’autore, alimenteremo l’incubo distopico e «l’adorazione del Capo».
Nell’epoca del cambiamento climatico e delle democrazie populiste, le parole di Orwell, lette da Tilda Swinton, suonano oggi più attuali che mai. G. Anthony Svatek, regista del cortometraggio, coglie il parallelismo con la contemporaneità e, attraverso un montaggio di immagini di repertorio, realizza una piccola ma interessante opera filmica intrisa di speranza, che riflette fedelmente le intenzioni dell’autore inglese. Va però sottolineato che l’operazione di Svatek non è del tutto originale: tre anni fa, in occasione del 75º anniversario della pubblicazione del saggio, la Orwell Foundation realizzò un cortometraggio simile, anche in quel caso con una voce narrante femminile, ma con un montaggio diverso, più orientato alla divulgazione che all’intenzione artistica.
Tuttavia, la presenza di un precedente non sminuisce l’impatto del lavoro di Svatek, anzi mette in evidenza quanto il messaggio di Orwell resti urgente e necessario anche col passare del tempo. Come diceva una nota canzone italiana degli anni Sessanta: «Il mondo non si è fermato mai un momento, la notte insegue sempre il giorno ed il giorno verrà». Anche Jimmy Fontana, forse inconsciamente, ha ripreso le riflessioni di Orwell, il quale conclude il suo saggio osservando che la primavera, nonostante tutto, è comunque arrivata: «Le bombe atomiche si ammassano nelle fabbriche, la polizia si aggira per le città in cerca di prede, le menzogne escono a fiotti dagli altoparlanti, ma la Terra continua a girare intorno al sole e, per quanto possano disapprovare il fatto, dittatori e burocrati non riusciranno certo a impedirglielo».
Tommaso Quilici
