Regia: Alejandro G. Inarritu
Fotografia: Emmanuel Lubezki
“You did all this, just to get your revenge…well, enjoy it, boy.
Hai fatto tutto questo, solo per ottenere la tua vendetta…bene, gustatela, ragazzo.”
The Revenant è dal 2011 che non s’ha da fare. Passato per le mani di tre diverse produzioni, registi, star protagoniste, persino quest’ultima produzione portata nelle sale ha avuto slittamenti di mese in mese costringendo la troupe e il cast ad un lavoro enorme e maniacale, non senza conseguenze.
E doveva andare in questo modo, perché il prodotto che sta per arrivare nelle sale italiane, uscito in anteprima negli States il 25 Dicembre dell’anno appena passato, conferma nell’Olimpo Hollywoodiano il duo registico-fotografico di Inarritu e Lubezki, già approvato con Birdman trascinandoli con forza verso la loro seconda nomination insieme agli Academy Awards.
Le scelte della regia hanno portato la produzione a girare il mondo in nove mesi inseguendo la neve. Sono passati dal Canada alla Patagonia fino ad arrivare in Alaska slittando i tempi di ripresa di mesi e forzando la co-star Tom Hardy a perdere l’ingaggio in Suicide Squad, che in recenti interviste ha comunque detto : “We’ve got to go back out to Patagonia or Alaska to continue shooting The Revenant which has turned into a much bigger beast than we thought, but that also looks exceptional.”
Un’opera eccezionale, come ha espresso Hardy, anche perché composta da un cast eccezionale, trascinato in tutto e per tutto dalla dedizione di Leonardo DiCaprio. Un trasformista, un attore che non scende a compromessi, che si è forzato a mangiare carne cruda [DiCaprio è vegetariano e attivista per i diritti degli animali, ndr] e a effettuare estenuanti sessioni di trucco e di viaggio per girare pochi minuti di film al giorno.
Perché se c’è un elemento che colpisce di The Revenant, è sicuramente la fotografia eccezionale, supportata dalla location e dalle scelte di ripresa che hanno creato dei piani sequenza tra i più spettacolari degli ultimi anni. Inarritu ha deciso, come affermato in interviste che datano fino al 2014, di creare delle piccole perle di momenti (little-by-little jewel moments, ndr) , creare un film fatto di attimi e di luci perfette fino all’ossessione.
Ma per trasportare un contenuto forte come quello di questo film, era necessaria una presa di posizione e di coscienza nei confronti del cinema e del modo di fare cinema, e questa presa c’è stata sia da parte del regista che di tutto il cast.
È difficile stabilire quanto gli attori recitassero la loro stanchezza e quanta invece fosse provocata dai ritmi estenuanti, dalle sessioni di trucco, dalle ore passate in auto per raggiungere i set immersi in una natura così incontaminata da lasciare lo spettatore a bocca aperta.
La pellicola è l’adattamento cinematografico del libro The Revenant: a novel of Revenge , a sua volta tratto da una storia vera, e segue le vicende di Hugh Glass (Leonardo DiCaprio), cacciatore dell’epoca d’oro delle esplorazioni nel Nord America, e della sua personale vendetta che si incrocia con le battaglie degli indigeni per la riconquista del proprio territorio strappato loro dagli esploratori europei.
Tra un inseguimento nella neve e una battaglia di frecce e proiettili, Inarritu lascia anche lo spazio ai sentimenti e all’amore, affrontato in maniera viscerale e quasi primitivamente rafforzato dalla scelta dell’utilizzo della lingua nativa sottotitolata.
Il film, in sostanza, supportato da una colonna sonora che riesce ad unirsi efficacemente al “soundtrack naturale” offerto dalle meravigliose location , una performance recitativa di altissimo livello e commitment emotivo e una fotografia che lascia senza fiato si prospetta una delle bigger beasts (citando l’intervista di Hardy) dei prossimi Academy Awards.
Con l’augurio che finalmente DiCaprio riceva il riconoscimento che merita un artista che mette all’interno dei propri lavori non solo la passione, ma tutto sé stesso.
Antonio Berardone