In musica, con il termine Glitch, derivante dal tedesco glitschen (slittare), s’ intende un sottogenere della musica elettronica basato sulla ripetizione di errori derivanti da apparecchiature digitali, quali le distorsioni. Infatti, tra gli strumenti predominanti per la composizione di una traccia “glitch”, si trovano il sintetizzatore e il computer. Glitch si può riferire anche ad anomalie riguardanti  strumenti più tradizionali, come il suono prodotto dalla puntina di un giradischi che salta sulla traccia. Ascoltando Robo Booty di Opiuo si comprende perfettamente la concordanza tra gli errori e una composizione che appare del tutto orecchiabile e perfettamente in linea con un genere determinato.

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Come stile, nasce intorno all’inizio del XX secolo e si può sostenere che l’estetica alla base sia quella riportata nel manifesto di Luigi Russolo (Portogruaro, 30 aprile 1885 – Laveno-Mombello, 4 febbraio 1947). Pittore, rappresentante del movimento futurista, e musicista italiano, con “L’arte dei rumori” si pone come obiettivo quello di allargare sempre di più i limiti della musica e di abbattere ogni barriera nel campo dei suoni, concentrandosi sulla varietà di questi ultimi che appare infinita mediante una fantastica associazione.

Come genere, si sviluppa  anche nella arti visive e uno dei massimi rappresentanti si può identificare in Philipp Stearns, considerato come colui in grado di far conciliare i metodi artistici più tradizionali con nuove avanguardie dei media elettronici, infatti si vede come molti dei suoi lavori siano il risultato della manipolazione dei circuiti della macchina fotografica, oltrepassando il limite delle immagini reali e dando come risultato delle immagini riconciliabili con il mondo onirico o completamente irrazionale: niente appare più chiaro e comprensibile. Sembra che ogni immagine sia distrutta, ma in realtà viene donata una nuova vita e una innovativa visione delle immagini che fanno parte della nostra quotidianità.

Sara Suozzo

 

 

 

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