“La comunicazione si è semplificata, l’eredità fotografica che stiamo lasciando è dispersiva, il tag è la nuova catalogazione, il “pollice” la distinzione tra ciò che è bello e ciò che è brutto” (tratto dalla descrizione del progetto #HappyEmoji).

#HappyEmoji fa parte di un intero progetto collettivo intitolato Memories/No memories, che indaga sul concetto di memoria e sulla sua trasformazione, attraverso il linguaggio fotografico. L’autrice Isabella Sommati ci pone davanti ad un interrogativo: come sarebbero le foto dei nostri ricordi se fossero state scattate adesso? L’artista recupera dall’album di famiglia i suoi ricordi e li unisce attraverso una linea temporale visiva, con il linguaggio tipico della comunicazione odierna, ovvero l’alfabeto simbolico e sintetico delle emoji e degli hashtag.

 

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La democratizzazione dell’immagine, e l’avere quindi in ogni momento la possibilità di documentare e testimoniare la propria esistenza al mondo, ha cambiato il valore di ricordo; esso diventa anonimo nell’immenso mare di immagini in rete, trasformandosi in puro momento effimero e di intrattenimento.
Non vi è fisicità materiale, né alcun tipo di selezione: cosa rimarrà, quindi, di questa ossessiva catalogazione?

Isabella Sommati, attraverso la sua sottile ironia, ci fa riflettere sulla disidentità di queste immagini, sull’impoverimento del valore di memoria, di cui lei stessa è in un certo qual modo vittima, in quanto alla fine della descrizione del progetto scrive che “per capire meglio questo stato d’animo ho trasportato la mia famiglia di origine nella “social” realtà: le chiedo perdono per questa trasposizione, ma soprattutto chiedo scusa ai miei figli per non aver ancora stampato una nostra foto ricordo.”

Non si tratta di passatismo, ma di rivolgere l’attenzione verso quello che un giorno sarà il riflesso e la documentazione della nostra società. La memoria ha bisogno di una sua fisicità materiale, di essere conservata e palpabile. La fotografia, infatti, ha permesso un grande passo avanti in questo, ma l’immaterialità del digitale e la conseguente accumulazione di dati, ci stanno facendo indietreggiare per quel che riguarda le nostre tracce e la loro documentazione.

Maria Brogna

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