DOCUMENTARIO

Regia di Natalija Yefimkina, 2020.

Quella che si presenta ai nostri occhi nei garage sperduti in mezzo al nulla della Russia è un’umanità meravigliosa e allucinata. Ogni lamiera che si apre può riservarci una sorpresa patafisica. Chi aprirà la porta? Il Cappellaio matto? Uno degli iconoclasti di Wilcock?

Il pericolo di andare a filmare al limite del mondo è quello di diventare degli equilibristi che camminano sul filo sottile che separa la realtà dall’allucinazione.Garagenvolk è un viaggio incredibile alla scoperta di persone che vivono in modi che sembrano impossibili, non solo per il clima. 

C’è la coppia di Pumba e Timon alcolizzati che “riciclano materiale” in mezzo a fumi neri; c’è l’allevatore di quaglie che cerca di ricostruire per l’ennesima volta la propria vita stipando decine di volatili dentro un garage; c’è il gruppo rock/metal che fa prove con 40 sotto zero in maniche corte, due soldati volenterosi come Sc’Vèik, solo per citare alcuni dei protagonisti.

Come in altri documentari presenti in questo festival, Garagenvolk parla di un paese (anche se la Russia è più un continente) risucchiato dal vuoto lasciato dal crollo dell’Unione Sovietica, quel padre ingombrante che asfissiava e allo stesso tempo dava quantomeno un senso fasullo alla vita, parla della disperata ricerca di un futuro.

Dove prima c’era una miniera improduttiva ma comunque aperta per salvare le apparenze, ora c’è una chiesa tirata su con le mazzette di un oligarca, l’unico che si gode la vita nel raggio di chilometri. 

Natalija Yefimkina ha un tocco lieve ed estremamente sensibile nell’avvicinarsi a queste figure sfocate e crepuscolari, la delicatezza della regista permette di dimenticare la presenza della videocamera e di entrare per un attimo in dialoghi e situazioni che confinano con il vaneggiamento.

Nell’ignoto angolo che esploriamo c’è chi sogna un’Audi, chi vorrebbe andarsene altrove per aprire un pub, chi scava alla ricerca di non si sa bene cosa e chi, semplicemente, chiede di poter portare avanti con dignità una vita che non ha scelto.

… Il garage è uno dei pochi posti in Russia in cui è tollerata l’individualità, forse perché la realizzazione di piccoli sogni impedisce di lottare per cose più grandi.
(N. Yefimkina) 

Marco Lera

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