Regia: Roan Johnson

Anno: 2016

Paese: Italia

Durata: 98′

Voto: 4/5

piuma

Due adolescenti, Cate e Ferro, e una gravidanza inaspettata. Il problema di affrontare la maturità (sia quella scolastica sia quella della vita) di punto in bianco, vedendo la propria esistenza mutare irrimediabilmente nel giro di pochi mesi.

Una trama semplice, che a primo impatto potrebbe sembrare anche l’ennesimo film sul problema delle gravidanze durante l’adolescenza, ma invece Piuma stupisce. In un mondo fatto di paperelle gialle di plastica e periferie romane, si intrecciano i problemi di giovani e adulti, che, mischiandosi, cercano di trovare una soluzione l’uno nei problemi degli altri.

Nonostante l’evidente riferimento tematico alla pellicola Juno di Jason Reitman del 2007, il tema trattato trova in Piuma uno svolgimento più interessante: i personaggi sono tutti fortemente caratterizzati (anche se a volte in modo un po’ troppo caricaturale) con storie comuni ma non banali in cui ogni spettatore può ritrovarsi. Ogni personaggio cresce durante il film, in modo positivo e/o negativo, finendo per far provare un sentimento di empatia pura, quasi affezionandosi involontariamente al pubblico, che rimane incollato allo schermo per tutti i 98 minuti di durata, grazie ad una sceneggiatura pulita, senza tempi morti, e grazie ai dialoghi molto brillanti.

In concorso alla 73esima mostra del cinema di Venezia, presentato con una locandina molto “Sundance style”, è stato accolto molto freddamente (accompagnato da fischi e insulti in sala): Piuma, invece, risulta un film giovane, coinvolgente, forse un po’ troppo per un paese che ha ancora un taboo così forte come quello del sesso adolescenziale.

Cristina Bagnasco

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