pavese-orig

-Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi –
Cesare Pavese Verrà la mortee avrà i tuoi occhi

 

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sembrano, in un certo modo, parole dolci. Come se gli occhi di una persona possano uccidere, possano devastare l’animo a tal punto da sopprimerlo. Ma non è mai un addio definitivo.

Queste sembrano piuttosto riflessioni postume a un delitto che non si è mai compiuto. Un crimine d’amore per cui non si può essere processati, perché l’amore, qualunque sia la sua forma, non merita processo. E l’agonia è terribile, quando si rimane attoniti, inermi, esseri indifesi, sconfitti, ma non caduti, davanti alla gorgone che ci ha vinti.

E per Pavese questa donna era Constance Dowling, una tra le tante amate dallo scrittore. E tutte si sono rivelate amori sofferti, amori che lo hanno emarginato dalla vita, incrementando quel senso di solitudine e abbandono innato in lui. La poesia è un climax ascendente di sofferenza, prostrazione senza futuro, nonostante l’uso frequente di questo tempo verbale.

Il gorgo è infinito e parlare del domani non serve a nulla: quando il tempo si dilata, un secondo può durare per l’eternità e l’agonia può incastrarsi nel corpo facendolo sanguinare senza sosta. Ma si tratta di un sangue invisibile agli altri, di un sangue che non fa sentire la sua presenza, ma che offusca la vista, inonda il cervello. E quando ristagna e si secca, l’anima imputridisce fino alla morte.

Questa non è una giustificazione al suicidio che il 27 agosto 1950 commise Pavese in una camera d’albergo. Ma il suo essere esiliato dalla vita dipese anche dal rifiuto, dalle cicatrici che inevitabilmente rattrappirono il suo corpo e stancarono le sue membra. Sembra quasi che Pavese abbia aspettato la morte per tutta la vita. “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” … è un futuro tetro, che, forse, sarebbe meglio se non ci fosse.  Si spegne il desiderio, si spegne la prospettiva per l’avvenire. La speranza diventa non solo vana, ma persino inutile, vuota, nonostante sia, spesso, la nostra ragione di vita. “Chi vive di speranza muore deluso” … forse Pavese lo aveva capito e ha voluto evitare la delusione … o, forse, si è concesso l’ultima illusione di poter guardare nel fatidico momento gli occhi della donna amata … “verrà la morte e avrà i tuoi occhi”.

Anna Sintini

 

 

Pubblicità