Oggi, nostro compito sarà rispolverare il passato, seguendo il principio che ha portato a Bologna il Cinema Ritrovato, che permette da oltre trent’anni, durante il periodo estivo, di gustare con gli occhi un film ogni sera, immersi nell’atmosfera suggestiva di piazza Maggiore, che fa da “sala all’aperto” e che rende lo spettacolo ancora più appassionante e caratteristico.
Protagonista su cui si focalizza la nostra attenzione è “Toro scatenato”, un film del 1980 diretto da Martin Scorsese e interpretato da Robert De Niro, che ha riempito la piazza di spettatori desiderosi di godersi lo spettacolo in data 21 giugno, inaugurando l’estate in un modo davvero particolare e inconsueto.
Oltre alla visione del film, magistralmente diretto e interpretato, gli spettatori hanno potuto assistere a una breve apertura, in cui il regista Scorsese ha introdotto la pellicola, parlando della collaborazione con De Niro e delle difficoltà che a quei tempi si riscontravano nel girare le scene: pare che le riprese sul ring abbiano richiesto oltre sei mesi di lavoro.
Protagonista del film è Jake La Motta (interpretato da Robert De Niro), un pugile italo-americano affamato di conquiste e di successi, che non tardano ad arrivare. Presto, infatti, l’atleta si ritrova ad aver finalmente ottenuto tutto: il titolo mondiale dei pesi medi, una famiglia, una carriera promettente, fama e denaro.
Ma proprio quando tutto sembra aver preso la direzione giusta, quando Jake si trova a cavalcare un’onda che sembra infinita, ecco che nulla è più come sembra. Viene detronizzato da Sugar Ray Robinson e la situazione, la sua stessa esistenza, pare sfuggirgli di mano. Il successo cede il passo alla corruzione. La sua vita cala a picco.
Prova a riprendersi decidendo di proporsi come intrattenitore in un night club, ma l’eccesso di divertimento e il sempre minor tempo dedicato alla famiglia gli costa l’abbandono della moglie Vikie, che porta con sé i figli. Jake si trova, così, a trascorrere intere giornate al night club, e ben presto cominciano a subentrare problemi economici e legali, tanto che viene incastrato in un’accusa di sfruttamento della prostituzione. Tenta di racimolare soldi vendendo le gemme della sua cintura da campione, ma finisce comunque in prigione, luogo in cui l’abilità del regista permette allo spettatore di percepire, attraverso il buio della cella, un legame visivo con il declino morale del personaggio.
Il bianco e nero utilizzato in tutta la pellicola arriva a tingersi di una disperazione quasi tangibile, quando La Motta libera la propria ira contro le pareti della cella, conscio di aver progressivamente perso tutto ciò che di bello aveva avuto, consapevole di esser rimasto solo al mondo, senza famiglia, senza amici, senza onore.
Il film si conclude con un monologo del protagonista, che prova davanti allo specchio, all’interno del suo camerino, il discorso che dovrà tenere su un palco, per 5 minuti di spettacolo, appesantito dai chili di troppo e da un vuoto dentro.
La pellicola è ispirata all’autobiografia del pugile Jake La Motta, “Raging bull: my story”, adattata dagli sceneggiatori Paul Schrader e Mardik Martin, e permise a Robert De Niro l’assegnazione dell’Oscar come miglior attore protagonista nel 1981.
Chiara Pirani