Forse non tutti esternano le proprie insicurezze nella forma di un armadillo a grandezza umana, ma di certo ogni italiano nato tra gli anni ’80 e ’90 riconoscerà come propria la sensibilità espressa da La profezia dell’Armadillo, primo lungometraggio del regista Emanuele Scaringi.

La pellicola è tratta dall’omonimo graphic novel, primo libro del fumettista Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, classe 1983. Si narra la storia di Zero, appunto (Simone Liberati), un 27enne illustratore che per sbarcare il lunario dà ripetizioni di francese (tenendo il ragazzo strategicamente al di sotto del 6), si sottopone ripetutamente ad una delle attività più snervanti conosciute al genere umano, la fila in aeroporto, per fornire dati statistici, e disegna poster per concerti punk della scena romana. Vive a Rebibbia, un quartiere di Roma conosciuto soprattutto per il suo carcere e in secondo luogo per un bunker che si narra contenga le ossa di un mammut. Come ogni quartiere italiano, possiede una forte identità, che in questo caso è legata all’essere residenziale, popolare, antiborgese e reazionario. È in questo ambiente che Zero cresce, ma è bambino negli anni ’90, periodo in cui sono la TV e le merendine a crescere davvero i bambini. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se Zero sviluppa una malsana dipendenza dai plum-cake e cita i precetti morali dei Cavalieri dello Zodiaco. E infatti Zero è un personaggio atipico per il cinema, ma non tanto nelle nostre cerchie di amici. Passa le giornate in pigiama, gira per casa sulla sedia con le rotelle della scrivania, nasconde il casino di casa con un paravento durante un colloquio di lavoro su skype, il suo username e la password sono “digosboia” e si sente più simile al liceale a cui fa ripetizioni che al padre. Zero e il suo migliore amico Secco (Pietro Castellitto) incarnano una generazione per cui i vent’anni sono una prosecuzione dell’adolescenza, una generazione segnata dal lavoro instabile, dall’incomunicabilità e da una costante ricerca di assuefazione. Una generazione che non sa come reagire quando riceve una mail dal padre della propria cotta adolescenziale che comunica che lei è morta, uccisa dall’anoressia.

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È questo l’evento che dà il LA alla narrazione e allo stesso tempo rievoca memorie d’infanzia che sembravano ormai perse. Con esse, però, tornano anche i rimpianti: di non essere rimasti in contatto, di non aver rispettato le promesse, di non aver confessato gli amori. Viene fuori anche la rabbia contro sé stessi, in quanto unici colpevoli della propria sofferenza. Ma c’è una frustrazione più grande che affligge il protagonista, una rabbia contro il mondo e contro il Fato, contro qualcosa che non può essere identificato, ma che porta una ragazza a morire a meno di 30 anni. Catalizzatore di tutto ciò è appunto l’Armadillo (Valerio Aprea).

Tralasciando la sceneggiatura carente (a cui Rech stesso ha collaborato) e strapiena di termini “giovanili” da far ribrezzo, il film è godibile in tutte le sue parti anche da uno spettatore completamente ignaro dei lavori di Zerocalcare. Forse non capirà tutte le battute al 100%, ma almeno non sarà deluso dall’assenza di Cinghiale, dal vedere la madre di Zero in panni umani invece che di Lady Cocca e l’Armadillo fatto da un vecchio costume del coniglio di Mirabilandia, a cui sono stati incollati dei tubi di plastica pitturati con le bombolette.

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Il graphic novel è una delle forme più libere di letteratura; mischia parole e immagini per creare una fantasia completa. Non è un’impresa facile adattarlo per il grande schermo. Scaringi avrebbe potuto prendere la strada di “Persepolis” e creare un film di animazione, oppure quella di “La vita di Adele” e fare un film completamente live-action. Nonostante “La profezia dell’armadillo” sia per la maggior parte live-action, le scene di animazione forniscono quella briciola di delirio interiore sempre presente delle vignette di Zerocalcare, una chicca perfetta per i fan dell’autore. La somiglianza dei personaggi ai disegni originali è sbalorditiva e la performance degli attori adulti è di livello alto per un cast dalla filmografia collettiva così ridotta (ad esclusione di Laura Morante, la madre di Zero).

Lisa Wehrstedt

La Profezia dell’Armadillo sarà nelle sale italiane a partire dal 13 settembre.

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