La tensione sociale e politica è alta, la voce dei movimenti di estrema sinistra cresce esponenzialmente, le esplosioni e le stragi diventano sempre più frequenti; ci troviamo durante i cosiddetti “anni di piombo”, uno dei periodi più bui della storia italiana. Nella maggior parte dei casi, ad ogni crisi fortunatamente corrisponde un forte fermento artistico, ed è proprio nel 1970 che il regista Elio Petri partorisce quello che diventerà una vera e propria perla del cinema italiano: Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, primo capitolo di una trilogia che prosegue poi con La classe operaia va in paradiso(1971) e La proprietà non è più un furto(1973).
Il commento musicale del film è affidato ad Ennio Morricone, reduce da una sola collaborazione con Petri, ovvero quella per Un tranquillo posto di campagna (1968), ma anche reduce ormai da una lunga serie di sonorizzazioni per registi di alto spicco come Mario Bava, Lucio Fulci, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini e soprattutto Sergio Leone.
Per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto il compositore romano diede luce ad una colonna sonora all’avanguardia per i suoi tempi, che suscitò l’interesse di molti, fra i quali Stanley Kubrick; fu lui stesso a telefonare Ennio Morricone per complimentarsi e per proporgli di musicare Arancia Meccanica (1971), una collaborazione che purtroppo mai avvenne.
Bastano le prime battute del tema principale per far sì che la mente sia immediatamente proiettata sull’immagine dell’ispettore di polizia siciliano, interpretato da un impeccabile Gian Maria Volonté. Ad un personaggio così ambiguo, grottesco e macchiettistico, Morricone sceglie di dare magistralmente dei timbri musicali che rispecchiano alla perfezione i caratteri precedentemente indicati, dando vita a un tema altrettanto inusuale. Nasce da questa intuizione un tango dall’aspetto nevrotico, ossessivo, facile da cantare e memorizzare, caratterizzato da un insolito utilizzo degli strumenti: il mandolino, al quale viene affidata la melodia principale; un pianoforte scordato, fagotti, archi e infine il tocco di classe: il marranzano, strumento tipico della tradizione popolare siciliana, che non può essere altro che un chiaro richiamo alle origini del fantomatico protagonista.
Oltre al tema principale, Morricone scrive solo un altro brano, intitolato Miraggio, che accompagnerà per la maggiore le scene di sensualità fra la bellissima Florinda Volkan e Gian Maria Volonté. Gli scambi di battute osé dei due personaggi sembrano danzare a ritmo di ¾, in un vortice intrinseco di passione ed eroticità, dando vita ogni volta ad un qualcosa che somiglia a un rito. La traccia si presenta con un aspetto intrigante, misterioso, quasi come se volesse presagire qualcosa di terrificante, scandaloso, osceno.
In concomitanza con l’uscita del film, questi due brani vennero pubblicati come lato A e B su 45 giri dall’etichetta italiana Cinevox Record, e fu solo nel 1981 che venne rilasciato dagli USA un LP della versione integrale della colonna sonora, che contiene semplicemente variazioni dei due temi principali suonati con strumenti diversi e ritmi differenti. Stando ad alcune dichiarazioni del compositore romano, l’aspetto esecutivo degli strumenti è stato volutamente poco curato, allo scopo di ottenere una registrazione “sporca” e un po’ imprecisa; il tutto, ai fini di evocare il torbido che le immagini mostrano.
Per concludere, oltre agli apprezzamenti di Kubrick, è doveroso raccontare un altro aneddoto. Morricone fu convocato da Elio Petri in sala di proiezione per illustrargli come procedeva il lavoro. Visionarono insieme il primo rullo, ma la musica non era quella che Morricone aveva composto per il film: Petri aveva inserito delle musiche diverse da quelle prestabilite (si trattava di materiale già composto in passato per un altro film sempre dallo stesso Morricone), sostenendo che fossero altamente migliori. Il musicista, dopo una sofferenza durata un intero rullo, era sconcertato, pietrificato e ormai rassegnato alla volontà del regista, quando ad un tratto Petri si rivolse a lui scuotendolo a due mani e usando testuali parole: «A’Morrico’…tu imbocchi sempre, imbocchi sempre! Hai scritto la migliore musica che potesse esserci pe’ sto film e me dovresti prenne a schiaffi pe’ sto scherzo». Tutto ciò, per sottolineare la loro grande amicizia che superava il rapporto professionale e artistico, iniziato con Un tranquillo posto di campagna (1968) e finito con Buone notizie (1979), ultimo film del regista, scomparso poi nel 1982.
Francesco di Grazia