L’amore è cieco? Amando si perde anche la percezione della realtà? O forse l’amore non necessita di avere un destinatario preciso, ma solo di essere elargito e diffuso nei confronti di chiunque? O, ancora, l’amore nasconde un alone di mistero impossibile da rivelare? Probabilmente Magritte, nella rappresentazione del suo quadro “Gli amanti” intende rendere affermazione certa uno di questi interrogativi, e forse, osservandolo e plasmandolo attraverso la lente del Surrealismo, prova a far perdere la forma e il volto ai personaggi, fino a rendere l’amore etereo, fino a farlo passare attraverso i lenzuoli bianchi che coprono i due visi e a trasformare il tutto in un paradosso.

Fatto sta che in questo dipinto olio su tela, realizzato nel 1928 e attualmente custodito al MoMA di New York, sembra racchiuso un turbine di emozioni disparate, che avvolge l’osservatore e lo spinge inevitabilmente a interrogarsi sul quadro stesso e su ciò che rappresenta, su una visione dell’amore molto particolare, che va oltre l’apparenza, che supera la percezione iniziale, raccolta tramite il senso della vista, fino a giungere a una lettura più profonda e intensa: l’amore, quello vero, non si può nascondere sotto veli bianchi.

Nonostante, però, l’immancabile trionfo dell’amore, elemento ricorrente nell’arte di tutti i tempi, questo quadro fornisce diverse chiavi di lettura, avvalorate nel corso degli anni dagli studiosi che si sono occupati delle sue possibili interpretazioni. Alcuni sostengono che vi sia esplicitata, oltre al lato prettamente amoroso, una sostanziale incapacità di comunicare, colmata in parte proprio dalla forte passione che emerge dal bacio e dal linguaggio del corpo. Si tratta di un amore muto, di un concetto quasi ossimorico e, come disse l’artista stesso, il dipinto mette in scena “una sorta di conflitto tra visibile nascosto e visibile apparente”.

René Magritte (Lessines, 21 novembre 1898 – Bruxelles, 15 agosto 1967), noto pittore belga, fu tra i massimi esponenti del Surrealismo, corrente artistica d’avanguardia, nata in Francia dopo la Prima guerra mondiale. Il pittore, inizialmente influenzato da Cubismo e Futurismo, fece propria la tecnica basata sul trompe l’oeil, genere pittorico che invita l’occhio dell’osservatore a considerare tridimensionale e tangibile un’immagine che, in realtà, viene riportata su una superficie bidimensionale. L’artista fu definito saboteur tranquille per la sua straordinaria capacità di insinuare dubbi sul reale attraverso la rappresentazione del reale stesso, al fine di mostrarne il “mistero indefinibile”.

Molti studiosi che si sono soffermati particolarmente sulla vita personale dell’artista hanno trovato un forte nesso tra il lenzuolo che copre i volti degli amanti e la scelta di mettere il velo alla morte della madre di Magritte: la donna, infatti, morì suicida quando il figlio aveva 14 anni, gettandosi in un fiume con una camicia nera avvolta intorno alla testa. Altri, invece, ritengono che l’utilizzo dei veli bianchi per coprire i visi dei due amanti sia legato alla tendenza quasi ossessiva da parte del pittore a coprire i volti delle persone anche nella vita reale, rimarcando in tal modo la presenza di paure e ossessioni quasi maniacali.

Chiara Pirani

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