Il cortometraggio di Bobbie Muller, prodotto danese, pone il pubblico davanti a interviste multiple di quattro giovani uomini. 

I protagonisti, che vengono interpretati da loro stessi, non fanno altro che rispondere a domande sul loro fisico, sul sesso e sull’amore. Dieci minuti per entrare in sintonia con loro, per intravedere le loro emozioni e per fare una riflessione che ci viene indotta dal titolo omonimo del film statunitense del 1999 di Kimberly Peirce. 

L’uomo non deve piangere. 
Quello che Muller riesce a fare in pochi minuti non è solo far vedere le lacrime, ma creare un collegamento emotivo con questi ragazzi. 

Perché è così difficile parlare delle proprie emozioni?


Quattro location e camera fissa per rispondere a questa domanda.

Sarah Corsi

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