"Chi vincerà la battaglia, la legittimità di dire chi è violento?"
The monopoly of violence (Un pays qui se tient sage) si apre con una citazione di Max Weber: “Lo stato detiene il monopolio dell’uso legittimo della violenza”.
Lo stato a cui ci riferiamo in questo documentario diretto da David Dufresne è quello francese. Siamo a cavallo tra il 2018 e il 2019. Il movimento rivoluzionario dei gilet gialli (mouvement des gilets jaunes) scende in strada quasi quotidianamente per settimane, rivendicando cambiamenti di carattere economico nel proprio Paese. Le manifestazioni sfociano nella violenza. Polizia e civili si caricano a vicenda, atti vandalici e caos nella capitale, fino alle immagini degli scontri armati proprio in una delle opere cardine della storia francese, l’Arco di Trionfo.

Siamo nel cuore dell’occidente, in uno Stato di diritto tra i principali europei, e si registrano scontri armati di ogni tipo. Utilizzo di violenze inaudite, di granate, pistole antisommossa, talvolta anche con testimonianze video di ciò.
Alcuni dei protagonisti delle rivolte, da civili a rappresentanti delle forze dell’ordine, si ritrovano davanti a queste testimonianze, video di repertorio e file di loro proprietà che vengono utilizzati per raccontare proprio quella violenza, i momenti in cui la storia di questo movimento civile veniva scritta.
La stessa violenza che è protagonista indiscussa di questo documentario.
L’occhio dello spettatore viene posto davanti a immagini reali e talvolta terrificanti, prove innegabili di una storia recente che noi conosciamo, ma forse non troppo. Nel corso del documentario verranno nominate la “violenza istituzionale”, la “violenza rivoluzionaria” e la “violenza repressiva”, interrogandosi in particolar modo sulla prima, quella che secondo il vescovo brasiliano Hélder Pessoa Câmara è “la madre di tutte le altre”, e non escludendo queste ultime, tenute ben presenti anche nella narrazione. La cosiddetta violenza istituzionale, come vedrete, è quella chi in questo frangente ha legittimato le azioni di chi le istituzioni le protegge: le forze dell’ordine.
A noi sta allora decidere quale sia la risposta alla domanda che ci si pone, quella che potete ritrovare in testa a questo articolo: “Chi detiene la legittimità di dire chi è violento?”.
Questo documentario si espone, fornisce una visione diversa, approfondita, su una tematica di storia recente passata in sordina, dimenticata a distanza di soli quattro anni dal suo inizio e la “sfrutta” per aprire un discorso più ampio, generalizzato, sul concetto di violenza intesa come “mantenimento dell’ordine” e sulla sua legittimità.
Sarà possibile vedere il documentario durante la tappa bolognese di Mondovisioni 2022, la rassegna organizzata da Internazionale in collaborazione con CineAgenzia. L’evento è a cura dell’Associazione Kinodromo.
Sarah Corsi