Per il mese di marzo, protagoniste della rubrica InsideArt saranno le lacrime, in grado di esprimere una miriade di sensazioni diverse: che siano di gioia, di tristezza o di commozione, hanno comunque la capacità di mostrare la nostra reazione agli eventi in maniera tangibile.
Con l’opera di oggi, verseremo lacrime di “Malinconia“, grazie a Edvard Munch, che realizzò sul tema una serie composta da cinque tele, eseguite tra il 1891 e il 1896, e due xilografie, ossia due opere create tramite una particolare tecnica d’incisione. Il motivo ritrae, ponendola in primissimo piano, una figura maschile con la testa poggiata sul palmo della mano, in maniera pensosa, che si contrappone all’uomo e alla donna raffigurati sullo sfondo, in procinto di imbarcarsi.
La serie si riferisce alla relazione tormentata e sfortunata tra Jappe Nilssen, giornalista e amico di Munch, e Oda Krohg, moglie del pittore Christian Krohg. Le due figure in lontananza rappresentano proprio moglie e marito in partenza, mentre l’uomo in primo piano è il malcapitato amante Nilssen, in realtà alter ego di Munch. Anche l’artista norvegese, infatti, fu coinvolto in una relazione con una donna sposata, e sembra immedesimarsi perfettamente nella vicenda dell’amico, condividendone lo stato d’animo inquieto, ma rassegnato. Anche a livello cromatico, i colori utilizzati sembrano accentuare la malinconia della scena: spiccano i toni freddi, che sembrano avvolgere e quasi “influenzare” le poche tracce calde presenti.
Ciò che colpisce, nell’intento espressivo di Munch, è l’attenzione al fatto che ogni elemento della composizione contribuisca perfettamente alla creazione di un’atmosfera ben definita: le forme semplificate, gli elementi della natura, la curva sinuosa della costa, i colori dal tono opaco aiutano il pittore a riportare alla mente e ad esprimere al meglio una scena già vissuta in prima persona, ma soprattutto già vista, quando appunto il pittore si ritrovò con l’amico giornalista Jappe e con i coniugi Krohg, nell’estate del 1891, ad essere testimone di un “amore malinconico” e proibito nella piccola città costiera di Åsgårdstrand, situata sul fiordo di Oslo. L’episodio risvegliò nell’artista il ricordo della medesima disillusione, il prezzo da pagare per essersi innamorato di Milly Thaulow, moglie di suo cugino Carl.
Edvard Munch (Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944), pittore norvegese tra i massimi esponenti della corrente espressionista, si avvicinò all’arte quando, dopo una serie di disgrazie familiari, trovò in essa una sorta di rifugio, di distrazione, nonostante l’ambiente in cui rimase fosse piuttosto malinconico e a tratti macabro. Ad influenzare il suo modo di rappresentare fu, probabilmente, anche la formazione scelta per Edvard dal padre, che lo avviò alla dimensione horror-psicologica dello scrittore statunitense Edgar Allan Poe, e in generale la sua arte risultò spesso pervasa da una vena malinconica e quasi struggente.
E anche l’opera in questione sembra avvolta da questa patina di dolore, velata di una tristezza che si mischia a consapevolezza e rassegnazione. La serie risulta essere una delle prime opere simboliste dell’artista norvegese e, secondo alcuni critici, introduce lo stile intenso e psicologico che si ritroverà nelle creazioni simboliste successive, attraverso cui Munch sembra imprimere ed esprimere direttamente sulla tela emozioni e pensieri taciuti, un po’ come si fa con le lacrime.
Chiara Pirani