L’attesa di scoprire i cortometraggi della settima edizione è quasi finita: manca una settimana all’inizio di Tout Court, il festival di cinema Francofono che animerà la Sala Cervi di Bologna (in Via Riva di Reno, 72) dal 22 al 23 marzo, con un menù molto ricco.
Nell’attesa, vi proponiamo un entrée in otto portate: abbiamo chiesto ad Associazione NuVo di rispondere a qualche domanda. Buona lettura!
Quando e come nasce Associazione NuVo? E da quale esigenza?
L’associazione NuVo, Nuove Voci, nasce a Bologna nel 2016 dall’incontro di un gruppo di amici appassionati di cinema e con esperienze in ambito cinematografico e culturale. Il suo scopo è quello di dar voce a opere cinematografiche contemporanee meritevoli di essere viste ma che, per abitudini culturali e per logiche di mercato, non arrivano nelle sale italiane. Gli autori di questi film ci permettono di guardare il mondo con i loro occhi, fornendoci un punto di vista privilegiato sulla realtà che li circonda, proprio perché mediato dall’unicità del loro sguardo.
Quando nasce Tout Court e perché?
La nostra rassegna, che quest’anno giunge alla sua settima edizione, nasce a cavallo fra il 2015 e il 2016, con l’idea di valorizzare la produzione francofona di tutto il mondo. Spesso, quando si parla di francofonia, si pensa solo alla Francia e ci si dimentica di tutta la varietà linguistica e culturale che questo termine comprende, tanto che sarebbe più corretto usare il termine al plurale “francofonie”. Allo stesso tempo, con questa prospettiva, riusciamo a portare alla luce delle vere e proprie perle da tutto il mondo e a far sì che possano essere guardate dal pubblico in sala.
Cosa rappresenta il pappagallo? (Animale simbolo di Tout Court)
Era nato quasi per gioco, ma ben presto lo abbiamo eletto a nostro personale emblema della francofonia, perché il pappagallo incarna il cosiddetto “esotismo” che, in un moto contrario al colonialismo europeo, volando ad ali spiegate ci sovrasta e colma i nostri orizzonti con una moltitudine di colori e di “nuove voci”. Per questo, ci piace dire che sia stato lui a scegliere noi e non il contrario.
Facendo un passo indietro. Come avete affrontato il periodo pandemico? Il festival è sopravvissuto anche online?
Durante il 2020 abbiamo dovuto trasformare in corsa l’edizione in versione online e, nonostante le iniziali scarse aspettative, possiamo dire sia stato un bell’esperimento – con un buon riscontro da parte del pubblico – che ci ha permesso di sondare un territorio per noi fino ad allora inesplorato. Al contempo, questa esperienza ci ha aiutato a capire che la sala per la nostra rassegna è fondamentale: i corti rendono al meglio al cinema, quando incontrano il loro pubblico in uno spazio collettivo di esperienza condivisa. Così, dopo una pausa di un anno, quasi forzata, in cui in realtà come associazione non ci siamo mai fermati veramente, siamo riapprodati alla sala l’anno scorso, e ora siamo più carichi che mai.
Come selezionate i cortometraggi in concorso?
I programmi delle serate di Tout Court sono pensati per essere variegati, senza porsi particolari limiti tematici o di genere. Si tratta sempre di corti recenti, spesso di registi emergenti, tutti accomunati dalla francofonia, in senso linguistico, tematico o produttivo. È un lavoro di continua ricerca: ogni anno tramite i titoli che proponiamo in sala scopriamo qualcosa di più sulle lingue e le culture francofone. Il formato ridotto del cinema in questo senso ci viene incontro, perché ci permette di allestire dei programmi in cui ogni opera è come un tassello che si aggiunge di anno in anno al mosaico delle varie edizioni del festival, e che mira idealmente a restituire al pubblico in sala la varietà – linguistica, culturale, tematica, stilistica – che è propria della francofonia.
Cosa significa per voi fare cultura oggi?
Il nostro modo di fare cultura ha a che vedere da una parte con il lavoro di ricerca e promozione di opere altrimenti sconosciute ai più. Da un altro punto di vista, la nostra attività fa del multiculturalismo e dell’incontro con l’altro gli strumenti prediletti di scoperta e disvelamento della realtà. Progettare una rassegna ragionata di cortometraggi internazionali – dai temi, toni e stili fra i più disparati – è anche un modo per allargare gli orizzonti, fornendo tanti e diversi punti di vista: infinite peculiarità che nell’insieme ci restituiscono il quadro di un’umanità intera, talvolta (auspicabilmente) scardinando pregiudizi e convenzioni. Ecco, forse fare cultura oggi vuol dire invitare a questo sconfinamento e a imparare a guardare con gli occhi dell’altro.
Tornando all’associazione e alle sue attività. Dove vi vedete nei prossimi anni? Progetti futuri?
Abbiamo al momento un paio di progetti in ballo che ci aprono a diverse collaborazioni interessanti, come la versione di Tout Court en tournée che propone una programmazione itinerante in diverse città italiane come Firenze e Venezia, realizzata grazie al supporto di partner attivi sul territorio. Quest’anno riprendiamo poi il rapporto con le scuole, iniziato nel 2017, grazie al coinvolgimento in laboratori scolastici durante i quali proporremo diversi tipi di attività che vanno dall’introduzione al linguaggio cinematografico, fino agli workshop di sottotitolaggio.
Infine, un pensiero per chi vi ha sostenuto con il crowdfunding per la realizzazione del Festival.
Chiaramente, a queste persone va la nostra gratitudine. È magnifico vedere questo entusiasmo da parte di amici, ma soprattutto da parte di chi ancora non conosceva Tout Court e ha deciso di sostenerci.
Questa campagna ha superato le nostre aspettative, siamo felici di essere riusciti a trasmettere tutta la passione che abbiamo per il cinema e la cultura francofona ed è bellissimo poterla condividere con nuovi amici. Quindi grazie pupées cinephiles, non vediamo l’ora di vedervi in sala al festival!
Link al PROGRAMMA:
Programma 2023
Tommaso Quilici