423904668_17094202521230455732.jpg
Siamo in compagnia del maestro Guido Felizzi, che si cura del laboratorio di musica da camera contemporanea organizzato dal Conservatorio G.B. Martini di Bologna, che ha impegnato alcuni giovani studenti del conservatorio nel corso dei mesi, per preparare il concerto previsto per l’11 GIUGNO alle ore 15.00 in Sala Bossi.

Maestro, quando e com’è nato questo progetto, e con quali scopi?

Il progetto, per quello che mi riguarda, è nato tre anni fa. In realtà esisteva già da prima nell’ambito di un normale laboratorio fatto all’interno di una facoltà universitaria. Il conservatorio, per quanto può sembrare strano, è il ramo povero dell’università, dovremmo essere anche noi “universitari”. Per quanto riguarda me in particolare, tre anni fa sono entrato all’interno di questo tipo di progetto da zero, a partire da quanto esistesse già. Dovevo in qualche maniera inventarmi una formula. Da una sorta di disperazione è nato quindi il gemellaggio con le classi di composizione. Mi spiego meglio: mi sono ritrovato di punto in bianco ad avere una classe di laboratorio di musica contemporanea con degli strumenti assolutamente eterogenei, molto diversi tra loro e in combinazioni praticamente impossibili, non esisteva alcun tipo di repertorio!
A quel punto mi sono chiesto cosa potessi far fare a quei ragazzi visto che con questo organico non esiste alcun repertorio? Come dicevo prima, dalla forza della disperazione abbiamo fatto il gemellaggio con le classi di composizione, acchiappiamo quindi i nostri giovani! Ce li abbiamo all’interno del conservatorio, tanti scrivono molto bene, a quel punto io comunico gli organici improbabili che abbiamo a disposizione e loro si mettono a lavoro.
È andata così. Tutto sommato è stata una formula vincente, pensavo che avrei avuto problemi ad avere dei brani da poter far suonare e alla fine mi sono trovato quasi nell’imbarazzo di dover escludere qualcuno perché ce n’erano troppi. È stato bellissimo.

Qual è stato il risultato dei concerti?

I risultati sono stati molto buoni e soprattutto in crescendo. L’anno scorso siamo arrivati a mettere su anche un abbozzo di impianto scenico con dei vestiti particolari che venivano indossati da alcuni gruppi a tema col pezzo eseguito. Ad esempio una compositrice cinese ha scritto un brano nel quale sono presenti strumenti popolari come l’Erhu, un violino cinese che si suona da seduti, in maniera molto strana – molto strana per noi si intende – e quindi si trattava di una musica derivata da quella popolare cinese e allora tutte le ragazze di quel gruppo si sono vestite con degli abiti che ha procurato la compositrice, molto belli, colorati e variopinti della tradizione cinese.
Quest’anno abbiamo intenzione di fare – e questa è una minaccia – delle cose ancora più particolari, a tema sulla base dell’ispirazione tratta dalle musiche che sono state scritte, che sono estremamente diverse e molto caratterizzate, cosa che mi stimola molto.

Perché, secondo lei, è importante avvicinare i giovani musicisti alla musica classica contemporanea?

È molto importante perché è un tipo di musica che parte già all’origine “svantaggiata”, nel senso che già la musica classica tradizionale, nei giovani non è proprio in cima alla hit parade dei gusti, e questo è un peccato perché si tratta della nostra tradizione, della nostra cultura che non deve assolutamente correre il rischio di andar perduta. In quest’ottica succede che i nostri ragazzi, in particolare i nostri compositori, che DEVONO continuare questa tradizione in qualche modo, visto che la musica contemporanea di adesso diventerà la musica classica del passato, nel futuro. E in questo è importante addestrare sia i compositori a trovare il giusto filone che sia qualitativo da un lato, ma che allo stesso tempo attiri il pubblico, altrimenti facciamo magari delle musiche bellissime, estremamente particolari, molto accademiche, ma non viene nessuno a sentirle. Quindi trovare
l’equilibrio giusto non è una cosa semplice. Non possiamo più permetterci di perdere il pubblico nelle nuove generazioni, ma al contrario dobbiamo cominciare a pensare di aumentare questo bacino d’utenza perché questa è cultura, ed è nostra responsabilità addestrare i giovani compositori a
comporre in una certa maniera e gli esecutori ad avere un tipo di interattività con coloro che scrivono più intimo. Questo è quello che serve per creare la giusta sinergia affinché non rimanga un
humus, ma si possa crescere nella maniera migliore possibile.

Vogliamo fare un appello a questi giovani e soprattutto ai grandi teatri per promuovere questo tipo di musica, la musica dei giovani contemporanei che stanno studiando nei vari conservatori?

Magari! Sarebbe bellissimo creare degli spazi che possano essere ibridi, in forma di laboratori, e non semplicemente delle produzioni inserite nei cartelloni, ma collegati al discorso della divulgazioni quindi con delle lezioni concerto invitando le scuole che ascoltano, e non per forza scuole di indirizzo musicale. Insomma bisognerebbe creare un qualcosa che possa essere un trait d’union tra didattica e arte; oppure delle manifestazioni nelle quali viene raccontata la musica, in maniera tale che si possa crescere nella maniera giusta sia dal punto di vista artistico, sia dal punto di vista dell’utente finale che ne usufruisce col sorriso. Questo è il nostro obiettivo.

 

Ringraziamo il maestro Guido Felizzi, auguriamo un buon lavoro, e ricordiamo
l’appuntamento previsto per giorno 11 GIUGNO alle ore 15.00 alla Sala Bossi del
Conservatorio G.B. di Bologna.

 

Francesco Sichera

Pubblicità