Nelle sale italiane dal 17 agosto, Atomica bionda è il film più atteso della stagione estiva.  David M. Leitch alla sua seconda esperienza registica ci trasporta in una storia di spionaggio e di tradimento.

Adattamento cinematografico della graphic novel The Coldest City (2012) scritta da Antony Johnston ed illustrata da Sam Hart, di cui la pellicola vuole mantenere lo stile. 

 

Siamo a Berlino nel 1989. Pochi giorni prima del crollo del muro, viene rubato un orologio ad una spia appartenente alla cellula britannica. Questo, al suo interno custodisce un grande segreto: contiene i nominativi di tutti gli agenti sotto copertura e, nelle mani sbagliate, potrebbe significare ulteriori morti ed il continuamento della Guerra Fredda. Dall’Inghilterra quindi viene inviata Lorraine Broughton (Charlize Theron), una spia di massimo livello, con l’incarico di recuperare la lista e di smascherare un doppiogiochista.

A Berlino incontrerà il capo di zona, David Percival (James McAvoy) con cui dovrà collaborare anche se con molti problemi, e una spia francese, molto giovane e impreparata, Delphine Lasalle (Sofia Boutella) con cui avrà un avvicinamento anche di tipo sessuale.

 

La vicenda ci viene presentata come un resoconto di fatti già avvenuti. Un racconto, dinanzi ai suoi superiori, da parte di una Lorraine con la faccia e il corpo cosparsi di ematomi.  Tutto sembra celare un inganno, anche indirizzato a noi spettatori.

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Un film evidentemente costruito intorno a Charlize Theron e alla sua fisicità. Una donna dai capelli biondo platino e gli occhi gelidi è quella che ci viene presentata sullo schermo. Una spia dalle mille capacità che, in una delle prime scene, esce da una vasca piena di ghiaccio con una ripresa dall’alto come a voler farcela credere quasi indifesa, messaggio però che verrà subito dopo smentito.

Un lavoro sulla corpicità resa realistica durante i numerosi combattimenti, anche troppi, in cui i personaggi dai corpi tumefatti continuano a muoversi a stenti.  Che dire poi sui pochi minuti che la maggior parte del pubblico ricorderà davvero di questo film. La spia inglese e la spia francese, entrambe donne, che si avvicinano e avvinghiano i loro corpi per dei secondi che sembrano davvero lunghissimi in un’atmosfera di luci calde che riportano al rosso dell’eros, della passione e che ci accompagnano anche in molti altri momenti del film. Tipo d’illuminazione questa che va invece in contrasto con quella cupa e fredda dell’esterno, location preferita per inseguimenti in auto e combattimenti, con poche eccezioni.

 

La fotografia di Jonathan Sela ricercata tramite l’utilizzo di illuminazioni particolari volte sempre ad elogiare l’unica protagonista di tutto il lavoro, Charlize Theron, impeccabile.

 

Un film dal budget decisamente alto che poteva sicuramente ambire a lavorare meglio su una sceneggiatura scontata ma che vi farà trascorrere circa due ore in sala ad occhi fissi sullo schermo.  L’unico punto davvero a favore di questa pellicola rimane il cast che, oltre alla protagonista, presenta altri nomi d’eccezione come i due già sopra citati ma anche John Goodman, Til Schweiger e molti altri. Peccato però per il titolo tradotto in italiano che abbandona un gioco di parole interessante!

 

Come sempre, fateci sapere cosa ne pensate voi. Buona visione!

Sarah Corsi

 

 

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