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-Io prendo molto sul serio quel che faccio, ed è sempre stato così, fin da quando a diciott’anni scrissi il mio primo romanzo La lunga marcia.
Ho pochissima pazienza nei confronti degli scrittori che non prendono sul serio il proprio lavoro, e proprio nessuna pazienza nei confronti di chi sostiene che l’arte di scrivere storia sia ormai logora. Non è logora, e non è un giochino letterario. È uno dei più importanti modi di cercare un senso nelle nostre vite e nel sovente terribile mondo che ci circonda. È il modo in cui rispondiamo alla domanda: «Come possono accadere cose del genere?» Le storie ci portano a pensare che a volte (non sempre, ma a volte) vi sia una ragione. (pp. 415-416)-

Stephen King – Notte buia, niente stelle

 

Definito anche “il Re dell’orrore”, Stephen King non abbandona mai. Ha una capacità di sfornare racconti impressionante e oggi, 21 settembre, compie settant’anni. Di recente ha pubblicato un’altra opera intitolata Sleeping beauty, scritto a quattro mani con il figlio Owen. E’ quasi commovente come, al termine di numerosi racconti o romanzi, il Genio ringrazi i suoi Fedeli Lettori per aver nuovamente incrociato il suo cammino. Considerando che io mi ritengo almeno un pochino parte di questa schiera, credo sia d’obbligo omaggiare King il giorno del suo compleanno, stilando una classifica dei romanzi e racconti che ho amato di più.

Il genere può non piacere, questo è ovvio, ma Stephen King è uno straordinario narratore. Riesce a rendere interessanti argomenti banali, storie semplici, eventi a cui, probabilmente, pochi presterebbero attenzione. Lui è il re.

 

  1. Notte buia, niente stelle

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Non ci sono mostri, demoni, vampiri: solo un inquietante stupore di ciò che le persone normali possono arrivare a fare. Questa è in assoluto la raccolta più accattivante, se non amate molto il fantasy ma adorate le storie di horror contemporaneo. Sono solo quattro racconti, ma meritano il primo posto in classifica.

-Sentì una specie di tonfo, un rumore sordo. Cos’era stato? Non voglio saperlo, si disse, e fu certa che il pensiero non provenisse dalla Zona Stupida ma da quella intelligente. Là, in fondo, sotto il banco, era tutto buio e potevano esserci dei topi. Persino in un garage tenuto bene come quello, specialmente in inverno, e un topo spaventato può mordere. Darcy si rialzò, si spazzò via la polvere dalla vestaglia e uscì dal garage. Prima di entrare in casa, sentì squillare il telefono.-

Un bel matrimonio (p.333)

  1. Al crepuscolo

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Ecco invece una raccolta di ben tredici racconti, in parte ambientati in contesti normali, semplici e quotidiani, come “Cyclette”, altre volte più sinistri e malavitosi, come per il racconto “Il gatto del diavolo”. Ma sono tutte situazioni in cui, mano a mano che la narrazione procede, cominciano ad incrinarsi sempre più dettagli, in una climax ascendente di suspense e terrore. Un capolavoro.

-[…] quanto forte sarebbe stato capace di tirare un calcio all’orecchio sinistro del buon Lee-Lee senza sacrificare la precisione per la potenza? Dritto all’’orecchio, ta-pum. Si chiese anche che rumore avrebbe fatto. Un rumore soddisfacente, immaginava. Naturalmente così facendo avrebbe potuto anche ucciderlo, ma sarebbe stata forse una gran perdita per il mondo? E chi lo avrebbe mai saputo? Ellen? Vada a fare in culo.-

Area di sosta (p.153)

  1. A volte ritornano

 

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Adesso ci si comincia ad addentrare nell’horror forse più conosciuto e amato dalle persone, in sostanza tutto ciò che intimorisce attraverso l’inspiegabile. Storie di camion che dominano la terra, mostri rinchiusi nell’armadio che uccidono i figli nel sonno, uomini che marciscono e si nutrono di carcasse, vampiri. Il Genio riesce sempre a estrapolare dalla realtà quotidiana tutto ciò che può sembrare più innocuo e fasullo e manipolarlo, stringerlo e comprimerlo tra il foglio e la penna per offrirlo come l’incubo peggiore della nostra vita.

-Calò il martello e lei non urlò, ma avrebbe potuto urlare perché non era Norma, nessuna di loro era Norma, ed egli calava il martello, calava il martello, calava il martello. Non era Norma e così lui vibrava i colpi, come aveva fatto altre cinque volte.-

L’uomo che amava i fiori (p.349)

ROMANZI

  1. Misery

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Pubblicato per la prima volta nel 1988, questo, assieme ad altri Must Read di Stephen King, come Carrie, Shining, It, ecc., rimane il miglior romanzo in assoluto. Non troppo lungo, 383 pagine, riesce a essere un concentrato di pura angoscia e totale immedesimazione nelle sorti dello sfortunato scrittore protagonista. Un ‘esperienza letteraria unica.

-Lei si era alzata e stava rovesciando il lenzuolo tirandolo verso di sé, gli scopriva le gambe torturate e i piedi nudi. “No”, implorò lui. “No … Anne … qualsiasi cosa tu abbia in mente, possiamo discuterne, ti prego … ti prego …” Lei si chinò.  Quando si raddrizzò teneva in mano la scure presa dal suo ripostiglio e nell’altra un cannello a gas propano.-

Misery (p. 252) 

  1. La lunga marcia

 

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Stephen King pubblicò anche romanzi utilizzando degli pseudonimi. Questo venne pubblicato con lo pseudonimo Richard Bachman. Scritto tra l’autunno del 1966 e la primavera del 1967, venne immediatamente rifiutato ad un concorso per opere a cui King partecipò quando era matricola all’università. Credo si tratti di un altro romanzo breve (279 pagine) che merita un posto in classifica.

-Il 45 cadde ancora. Si sentì un affrettato scalpiccio mentre i ragazzi si sparpagliavano, e poco dopo gli spari. Garraty concluse che dopotutto il no me di quel ragazzo non doveva essere stato importante.-

La lunga marcia (p. 91)

  1. La bambina che amava Tom Gordon

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Ultimo libro in classifica, ma non per questo meno valido. Probabilmente non tutti lo metterebbero in classifica, in quanto si discosta parecchio dalle tematiche trattate dal Stephen King negli altri romanzi. Vi ritroviamo sempre la passione per il baseball, l’ambientazione inquietante, una bambina persa nel buio della foresta. Tuttavia, ritengo che in questo libro si debba riconoscere senza ombra di dubbio il genio narratore che giace dentro Stephen King. Quando si ha in mano questo romanzo, la necessità è continuare a leggerlo.

-E può darsi che all’età di Pete non ci arriverai mai, osservò quella sconfortante vocina interiore. Com’era possibile avere dentro di sé una voce così fredda e grama? Una così odiosa mina vagante? Può darsi che non uscirai più da questo bosco.-

La bambina che amava Tom Gordon (p. 36)

 

Anna Sintini 

 

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