“Dead Man’s Shoes”, pubblicato in Italia con il sottotitolo “Cinque giorni di vendetta”, è un thriller psicologico britannico del 2004 diretto dal regista Shane Meadows, sceneggiato assieme all’attore e amico Paddy Considine, che in questo film ricopre il ruolo del protagonista Richard. Il film narra la storia di due fratelli molto legati, ma tanto diversi: Richard, il maggiore, un uomo premuroso, forte e determinato, e Anthony (Toby Kebbell), un ragazzo affabile e gentile, ma anche affetto da un lieve ritardo mentale. Alla fine del servizio militare, Richard torna nel Derbyshire dove lui e Anthony sono cresciuti e sfrutterà la sua violenza e le abilità apprese nell’esercito per perseguitare e in seguito distruggere i membri una piccola gang di spacciatori locali per un torto subito anni prima. Il film è essenziale nella messa in scena con ambienti reali o quanto meno realistici e mai troppo costruiti, giusto per restituire un senso di realismo, effetto ricercato anche nei dialoghi, al limite del Tarantiniano. Più particolare e significativa invece è la regia di Meadows, che alterna camera fissa negli interni e camera a mano negli esterni, probabilmente per praticità, e ciò risulta funzionale anche per determinare il carattere di alcune scene rese irrequiete negli esterni e tanto inquietanti quanto solenni negli interni. Meadows ci consegna anche una delle migliori sequenze “sballate” mai realizzate con cambi di luci, slow motion e una sapiente manipolazione sonora. La sceneggiatura invece è davvero preziosa nella sua semplicità, racchiudendo la sua forza nella graduale esposizione in contemporanea di violenza e verità: la vendetta di Richard si consuma gradualmente, passado dagli spaventi e dalle burle, prima di arrivare alla violenza più feroce (senza mai scadere in clichè da action movie) e altrettanto gradualmente, attraverso i dialoghi con Anthony e i flashback, lo spettatore verrà a conoscenza della verità nascosta dietro le brutali azioni di Richard. Si respira inquietudine per la maggior parte del film, ma i dialoghi tra Richard e Anthony sono momenti molto dolci e gli stessi criminali da strapazzo suscitano simpatia, offrendoci momenti comici che diluiscono la tensione. Un film unico nel suo genere che riesce a riutilizzare la maschera del personaggio guerrigliero alla Rambo nel contesto thriller/revenge movie, donando a Richard l’aria di un inarrestabile angelo della morte (o demone) in un’Inghilterra dove i buoni non ci sono più e in cui vivono solo i mostri. Un po’ più banale e scontata la scelta del bianco e nero per mostrare i flashback. La colonna sonora è composta da brani folk e musiche elettroniche provenienti dal roster della prestigiosa Warp Records, compreso Aphex Twin in persona, ma anche da un brano di Arvo Part. “Dead Man’s Shoes” è film duro per persone fragili disposte a venire a patti con il male dentro il mondo e in se stessi. Il film fa interrogare sul peso delle proprie azioni e su come il tempo e l’esperienza possano mutare drasticamente la nostra percezione del bene e del male.
Curiosità:
- Le parole “Cheyne Stoking” che Richard scrive con la bomboletta nell’appartamento dei criminali indicano il respiro affannoso di persone malate prossime alla morte;
- Il film è dedicato a Martin Jospeh Considine, padre di Paddy, il quale prima di morire insistette affinché il figlio facesse un nuovo film con Shane Maedows;
- Il primo lungometraggio in cui Shane Maedows e Paddy Cinsidine lavorarono assieme fu “A Room for Romeo Brass” del 1999 e segnò l’esordio di Considine come attore;
- Le riprese sono durate tre settimane, la stesura della sceneggiatura, invece, ne richiese solo due;
- Toby Kebbell venne assunto un giorno prima delle riprese, infatti le sue scene furono girate tutte nell’ultima settimana.
Marco Andreotti