R. Johnson, USA, 2017

Il franchise di fantascienza creato da George Lucas, ed iniziato ufficialmente nel 1977 con il primo film “Star Wars”, approda nuovamente nelle sale con il suo ottavo episodio (non contando il prequel dell’anno scorso e lo special televisivo non canonico del 1978), ma questa volta il campione d’incassi riceve critiche discordanti, dividendo gli spettatori generalisti ed il suo stesso fandom.

Dopo aver finalmente trovato Luke Skywalker, Rey si prepara allo scontro con il potente Kylo Ren, intenzionato a distruggere tutti coloro che si oppongono al Primo Ordine ed al suo malvagio leader.

La storia, pur contenendo alcuni colpi di scena, ricalca fedelmente i motivi classici della saga: i ribelli sono pochi ma ottimisti, i cattivi numerosi ma terribilmente inefficaci. I personaggi principali, figli di questo organismo, sono i primi a risentirne in quanto si presentano come puri vicari di una formula ormai datata e fragilmente simbolica, macchiette senza spessore in un universo cinematografico che non perde più tempo a costruire le sue pedine, ma le butta in mezzo alla battaglia senza prima interrogarsi sulle loro doti. Fra tutti, il personaggio più fastidioso si rivela essere “Finn”, interpretato da John Boyega, attore ora alla ribalta nella nuovissima Hollywood, macchietta che viene più volte utilizzata nell’intento di creare una sottotrama tanto banale quanto smorta.

In questo mare di rivelazioni di poco conto e trovate semi-rivoluzionarie, emerge, a tratti, la figura di quello che appare decisamente essere il vero protagonista della nuova trilogia: Kylo Ren (Adam Driver). Cavaliere del primo ordine dal passato oscuro e dalla smisurata ambizione, Kylo è sicuramente il personaggio con più spessore della saga, ricavandosi un ruolo di primo piano in quest’epopea galattica. Driver riesce a dipingere un villain complesso, diviso fra la brama del potere ed i sentimenti “terreni” che lo legano ancora alla sua famiglia, un richiamo non troppo velato alla figura di Darth Vader, ma ad ogni modo efficace e convincente.

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Quello su cui, però, cade soprattutto l’occhio è la disarmonia interna alla struttura narrativa, difatti la pellicola soffre di un’evidente disomogeneità nella presentazione dei contenuti: il secondo atto (ergo la parte centrale, lo svolgimento principale della storia) è irragionevolmente lento e noioso, il terzo fin troppo saturo di eventi, laddove il primo, invece, si presenta come quello più normale e composto.

Ciò che di più lascia l’amaro in bocca è che la regia di Rian Johnson sembrava lasciar presagire, fin dalle prime dichiarazioni, un “rinnovamento della Forza”,  un film che potesse scuotere le fondamenta stesse del suo franchise, ma questo compito, sfortunatamente, viene portato avanti solo per metà, non riuscendo a spiazzare più del recente prequel Rogue One: A Star Wars Story.

Da poco è stata annunciata la regia di J.J. Abrams (al posto della precedente nomina di Colin Trevorrow) per il prossimo “Episodio IX”. L’ombra del passato è sempre più vicina ed il timore di rivedere un remake del Ritorno dello Jedi si fa sempre più reale e dispiacevole.

 

Cast: Daisy Ridley (Star Wars: Il risveglio della Forza ; Assassinio sull’Orient Express), Adam Driver (Paterson ; Silence), Mark Hamill (Star Wars), Carrie Fisher (Star Wars), Oscar Isaac (A proposito di Davis ; 1981: Indagine a New York), John Boyega (Star Wars: Il risveglio della Forza ; Detroit), Domhnall Gleeson (Questione di tempo ; Ex Machina), Andy Serkis (Il Signore degli Anelli – La Compagnia dell’Anello ; L’alba del pianeta delle scimmie), Benicio Del Toro (I soliti sospetti ; Traffic).

 

Edoardo Novello

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