Lavinia Fontana è una pittrice (ebbene sì, una donna pittrice) bolognese nata nel 1552 e morta nel 1614. La Fontana vive in un periodo in cui i maggiori artisti della generazione precedente sono il padre Prospero e Bartolomeo Passerotti, mentre suoi coetanei sono i famosissimi fratelli/cugini Annibale, Agostino e Ludovico Carracci.
E’ il periodo della Controriforma (1545-1563, anni del Concilio di Trento), dove a Bologna troviamo anche il rigido card. Gabriele Paleotti, e dunque del ritorno degli affetti, della devozione e della famiglia cattolica tradizionale, dove la figura della donna è quella di madre e moglie devota al marito.
Ritratto della famiglia Gozzadini è un ritratto del 1584, conservato in Pinacoteca Nazionale di Bologna ed è di grandi dimensioni (253×191 cm). Rappresenta al meglio ciò che vive Lavinia Fontana al momento: questo è un quadro che mostra una grande famiglia nobiliare bolognese, che desidera farsi ritrarre da colei che era diventata un’ottima pittrice di ritratti e nota in tutta la città.
La scelta compositiva è accurata, al centro troviamo il padre Ulisse capostipite della famiglia, in primo piano le due donne sono le figlie Laudomia e Ginevra, mentre dietro di lui ci sono i mariti/cugini delle donne, Annibale e Camillo. La composizione porta quindi un disegno a “X”: al centro troviamo il padre, mentre agli estremi i componenti della famiglia che si incrociano tramite i matrimoni di convenienza, uniti unicamente per mantenere all’interno un patrimonio notevole, che si può notare anche nei dettagli.
I gioielli, le vesti, il cane finemente decorato e lo scorcio della casa denotano infatti una situazione economica decisamente benestante. E’ un ritratto, però, di morte e di illusione. Infatti, questo che vediamo non è mai esistito: il padre Ulisse era morto da 25 anni circa e la sorella Ginevra, la donna sulla sinistra del quadro, quella vestita di bianco, colore scelto simbolicamente, era morta già da 4 anni. Dunque la pittura ha dato la possibilità di riformare una famiglia che ha subito due lutti nell’arco di due decenni. La committente Laudomia è infatti l’unica rimasta del ramo più importante ed originale, ha un abito rosso perché è il colore che normalmente si associa alla vita e alla passione, come il sangue. Inoltre i colori della famiglia erano proprio il rosso e il bianco, così che le sorelle metaforicamente rappresentano lo stemma, danso al colore un doppio significato: di famiglia e di vita/morte.
Agnese Monari