Arrivati al quarto album in studio, il duo newyorkese prende un cambio di rotta rispetto ai precedenti lavori, forse accorgendosi che la propria fetta di fan acclama ancora con nostalgia le hit di “Oracular Spectacular”, lontane ormai dieci anni.
Fin dalla prima traccia “She Work Out Too Much”, l’album ci accompagna in un viaggio di sonorità ben precise e delineate. Dal loro album d’esordio, i Mgmt riprendono alcuni riferimenti compositivi in “Little Dark Age”, dove chitarre psichedeliche di stampo sixties cedono il posto a sintetizzatori dai riff cupi, catapultando l’immaginario collettivo in un’atmosfera anni ‘80. Il ritorno collaborativo con il produttore dei loro esordi, Dave Fridmann, ha sicuramente aiutato il duo a distaccarsi completamente dall’album precedente, “Your Life is a Lie”, datato 2013, caratterizzato dalla ricerca di suoni senza contesto, dove forse anche testi un poco sentenziosi avevano fatto perdere loro una certa credibilità.
Andrew Wyngarden, frontman e scrittore dei testi, ha spesso descritto le sue hit, tra cui “Kids” e “Time to Pretend” come dei veri e propri giochi lirico-musicali dal successo inaspettato. In Little Dark Age gli Mgmt tornano a “giocare” attraverso nuovi strumenti e sonorità il loro primo linguaggio. “When You Die” tocca il tabù della morte dedicandola ad una persona con voce rassegnata, il tutto sottolineato dalle risate e dal ritmo scanzonato del brano. I sintetizzatori, gli spunti eighties ricordano altri gruppi del panorama rock contemporaneo che già hanno esplorato questi confini musicali, tra cui Metronomy ed Empire of the Sun. In particolare “Me and Michael” ci catapulta al tempo delle mele; l’immagine di una palla stroboscopica colorata sopra una pista da ballo ci arriva facilmente, mentre la traccia strumentale “Days That Got Away” lascia respirare l’atmosfera dell’album in improvvisazioni ambient-elettroniche. “One Thing Left to Try” è un inno dance, mentre il linguaggio di “When your a Small” ricalca una psichedelia di giochi di parole che fa tornare in mente il Syd Barrett dei primi Pink Floyd: “quando sei alto è facile combattere, quando sei piccolo, non sei molto grande dopotutto”.
Particolare rilievo e metafora della genesi del disco, assume il video di “Me and Michael” , in cui Andrew e Ben utilizzano il brano di un gruppo rock filippino su YouTube e, dopo essere stati accusati di plagio, in preda alla disperazione, vengono infine perdonati dallo stesso gruppo.
Il disco è tutto sommato godibile e gli Mgmt sono consapevoli delle loro citazioni compositive, estrapolate da precisi momenti della storia del pop, segnando forse un nuovo inizio per la loro carriera.
Roberto Vezzoli