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John Everett Millais (Southampton, 8 giugno 1829 – Londra, 13 agosto 1896) nacque in una ricca famiglia nativa dell’isola di Jersey, luogo al quale resterà sempre devoto. Fu sua madre, Emily Mary Millais, amante della musica e dell’arte, a riconoscere il precoce talento del figlio e a sostenerlo personalmente negli studi. Già ad undici anni venne ammesso alla Royal Academy of Arts di Londra, diventandone il più giovane studente di sempre e ricevendo numerosi riconoscimenti per la padronanza del disegno e della pittura. Nel 1848 diede vita, assieme ad altri due studenti dell’Accademia, ovvero William Holman Hunt e Dante Gabriel Rossetti, alla Confraternita Preraffaellita, alla quale in seguito si aggiunsero Ford Madox Brown e Sir Edward Coley Burne-Jones. Il loro obiettivo era quello di far rivivere i valori etico-spirituali presenti negli artisti-artigiani del Medioevo e del Quattrocento antecedenti a Raffaello e al Rinascimento italiano, recuperando l’onestà della loro arte, la quale, dall’epoca di Raffaello, era stata tradita diventando un’attività intellettuale.

I preraffaelliti criticavano, quindi, sia i principi dell’arte accademica (che considerava l’arte di Raffaello e dei maestri del Rinascimento quale massima espressione di perfezione), sia la società contemporanea, affetta dall’industrializzazione e ormai lontana dall’umile lavoro artigianale. La loro arte, ascrivibile alla corrente del simbolismo, può essere considerata quale la trasposizione pittorica del decadentismo, il movimento letterario sviluppatosi in Francia verso la fine del XIX secolo col quale i poeti esprimevano lo smarrimento della coscienza e la crisi dei valori causati dall’avvento della rivoluzione industriale, del positivismo e degli imperialismi. I preraffaelliti erano quindi desiderosi di riportare in auge i costumi di un tempo immaginario e nostalgico, tentando di unificare i concetti di arte, vita e bellezza. Per fare ciò, si ispirarono soprattutto a temi biblici, fiabeschi, storici, sociali e letterari, e specialmente ad autori quali Dante Alighieri e William Shakespeare.

Millais si ispirò, infatti, al celebre Amleto per realizzare la sua OFELIA, una tela oggi conservata alla Tate Gallery di Londra e diventata emblematica della pittura preraffaellita. Iniziò questo dipinto nel giugno del 1851, presumibilmente presso un tratto del fiume Hogsmill, a Ewell (nel Surrey), approfittando dei luminosi mesi estivi per dipingere lo sfondo, ispirato dai rigogliosi prati e dai ruscelli del paesaggio circostante. A dicembre dello stesso anno, l’artista tornò a Londra con la tela pronta, fatta eccezione per il centro della stessa: aveva infatti deciso di lasciare uno spazio bianco per destinarlo alla raffigurazione di una modella che avrebbe fatto posare nel suo studio. La scelta ricadde sulla particolare figura di Elizabeth Siddal, un’esile ragazza dalla folta capigliatura rossa e dalla carnagione pallida, in netto contrasto con i canoni di bellezza tipicamente vittoriani. Si manteneva lavorando nel laboratorio di una modista londinese, ma accettò di fare la modella per Millais per entrare nella cerchia dei Preraffaelliti e coltivare le ambizioni artistiche che pure lei nutriva. Alcuni anni dopo, per di più, sposò Dante Gabriel Rossetti.

Millais, intenzionato a riprodurre un’immagine veritiera della fidanzata di Amleto che per disgrazia muore annegata nell’omonimo dramma di Shakespeare, decise di farla posare in una vasca da bagno nel suo appartamento in Gower Street. La sua figura, allo stesso tempo sostenuta e inghiottita dall’acqua, giace supina, rigida quasi fosse la statua di una tomba. Il fiume in cui è immersa è il suo sepolcro, in netto contrasto con la rigogliosa vegetazione circostante, che è emblema della vita.

La critica considerò l’opera in linea con una tradizione teatrale radicata nell’arte inglese, ma fu soprattutto la natura a suscitare le approvazioni degli osservatori. Lo studio della storia naturale era molto diffuso a quell’epoca, quindi il forte senso del dettaglio e la precisazione nella realizzazione della vegetazione risvegliò l’interesse di naturalisti e botanici professionisti, ma anche dei dilettanti iscritti a varie associazioni che rendevano la scienza accessibile a tutti gli appassionati.

Le specie vegetali che si vedono nel quadro fioriscono in momenti diversi dell’anno, ma danno più risalto alla storia, che Millais tratta come se fosse davvero accaduta. Inoltre, grazie alle specie floreali raffigurate, risulta connotato da un forte valore simbolico:

  • ranuncoli bianchi: ingratitudine;
  • salice piangente: tristezza e angoscia causati dall’amore non corrisposto;
  • ortiche a lato del salice: il dolore;
  • margherite, che galleggiano accanto alla mano destra di Ofelia: innocenza;
  • lisimachia violacea, nell’angolo in alto a destra del dipinto: pianta color porpora che rimanda all’orchidea purpurea citata da Shakespeare nella sua opera;
  • rose galleggianti accanto alla guancia di Ofelia: gioventù, amore, bellezza;
  • violette attorno al collo della fanciulla: fedeltà, castità, morte precoce (in più vengono citate in un passo della tragedia);
  • regina dei prati o olmaria: futilità della morte di Ofelia;
  • nontiscordardimé blu pallido, al margine del fiume, il cui significato è sottinteso dal loro stesso nome;
  • viola galleggiante sulla veste di Ofelia: riflessioni, pensieri;
  • adonide (simile al papavero): dolore;
  • papavero: sonno e morte;
  • fritillaria, posta tra il margine del fiume e la ragazza: sofferenza.

Oltre a questi elementi botanici sono presenti un pettirosso, un topo d’acqua e un teschio, che contribuiscono a rendere l’ambiente del quadro più veritiero.

Giulia Spinello

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