Moira Ricci, in questa serie fotografica, ci prende per mano e ci accompagna nella sua vita, nella sua casa e nei suoi ricordi, mostrandoci alcune fotografie prese dal suo album di famiglia.
Sono immagini comuni a tutti noi, non per i soggetti, ma per i momenti di vita quotidiani intrappolati, che l’artista non si accontenta solo di guardare, ma decide di vivere lei stessa, inserendosi dentro grazie al fotomontaggio, ripercorrendo visivamente dei momenti che esistono in un passato che non le appartiene direttamente, ma che è legato alla figura di sua madre.
20.12.53 – 10.05.04 è un progetto che, come titolo, ha la data di inizio e di fine di una vita intera, della vita della madre della Ricci, precisamente che, dopo l’improvvisa sua scomparsa, lascia le sue tracce sulle foto conservate, dal 1953 al 2004, nell’album di famiglia. Sono fotografie che creano uno spazio temporale in cui Moira può in parte rivivere, rivedere e osservare sua madre; come afferma lei stessa in un’intervista:
“Continuavo a guardare le sue foto, non riuscivo a smettere; volevo solo entrare lì per stare con lei. Mi sono inserita nel modo più preciso possibile per rendere verosimile il mio sogno di poterle stare ancora accanto, di recuperare il tempo perso e proteggerla”
Per Moira Ricci queste istantanee rappresentano un modo per tornare indietro nel tempo e vivere o rivivere dei momenti accanto alla madre.
Il suo sguardo, sempre rivolto verso la figura materna, è l’unica costante che si ripete nelle fotografie della serie. Riesce, inoltre, a mimetizzarsi perfettamente nello spazio fotografico, indossando gli abiti adeguati al periodo e ponendo soprattutto una particolare attenzione alla luce, della quale riesce a mantenerne l’atmosfera in ogni foto. Moira si inserisce così silenziosamente nell’immagine, senza alterarne l’armonia. Sembra far davvero parte di questi momenti, partecipare ad ogni istante, sebbene non li abbia mai veramente vissuti.
Tutti i suoi progetti nascono dal bisogno di rendere fisico e visibile un tormento interiore, in modo tale da potersene distaccare. Scava così nei suoi ricordi, nella sua memoria, creando un dialogo con il presente, che analizza e indaga, per poi tradurlo in forma visiva, secondo il linguaggio più adatto.
Successivamente a questo progetto, Moira Ricci continua ad affrontare l’assenza della madre, esaminando questa volta la storia d’amore dei suoi genitori e la solitudine del padre dopo la scomparsa della madre.
Porta alla memoria le loro lettere giovanili, scambiate da fidanzati, e da cui trae il titolo per la mostra: “Per sempre con te fino alla morte”, tenutasi nella galleria LAVERONICA di Modica.
É una lettera del 1970 scritta dal padre alla madre che si conclude con una frase d’amore che gira intorno ad un teschio con le tibie incrociate; la promessa, contestualizzata al tempo presente, muta di significato e si carica di assenza e malinconia e non più di certezza e futuro.
Dopo aver riportato alla memoria frammenti del passato giovanile dei suoi genitori, nell’altra parte della mostra si concentra sul presente, in particolare sulla figura del padre.
Ce lo presenta in proiezioni in cui canta e suona canzoni d’amore, dove balla nella balera in cui incontrerà sua moglie, riprendendo situazioni quotidiane in cui è evidente l’assenza e il peso della mancanza.
Maria Brogna