Gomorrah Girl è il titolo del libro fotografico di Valerio Spada, opera autoprodotta e premiata al Blurb’s Photography Book Now Competition.
La musa del progetto è Annalisa Durante, vittima nel 2004 di uno scontro a fuoco. Annalisa si trovava sul marciapiede di una tabaccheria nel centro di Forcella, a Napoli, con due sue amiche e Salvatore Giuliano, ai tempi rampollo del clan che ancora adesso controlla il traffico illecito a Forcella. Ecco che dei sicari di una gang rivale sopraggiungono sul posto con l’intento di freddare Giuliano, che si ripara dai proiettili, e risponde all’attacco colpendo in testa Annalisa che, sventurata, segue l’istinto di scappar via nella direzione sbagliata, la stessa dalla quale fuggivano i sicari, obiettivi del grilletto di Giuliano. A più di dieci anni di distanza, Valerio Spada torna sui luoghi dell’evento e incontra le decine di ragazze che con Annalisa condividono la sorte di essere cresciute in una culla omertosa. Nelle foto, le ragazze affrontano la camera di Spada in modo differente: chi, senza vergogna, si fa immortalare dall’otturatore lasciando trapelare il proprio carisma attraverso un sorriso sornione; chi, mettendosi in posa, interpreta la visita di Spada come un servizio di moda; chi si pone sfidando la camera; chi lascia all’otturatore il compito di impressionare la propria innocenza. Ma ciò che, oltre i luoghi d’origine, accomuna le gomorrah girls è l’assenza di consapevolezza del rischio cui, come la Durante, esse vanno incontro da quando sono nate, e questo rischio, negli interminabili conflitti tra gang rivali a Napoli, pone le ragazze su di una sottile linea rossa in perpetuo contrasto.
Certo, le ragazze di Spada non sono né mandanti, né sicari, né target di alcuna gang, ma quasi sicuramente ognuna di loro ritrova nel proprio ambiente domestico chi possiede e merita uno di questi appellativi; le famiglie di queste bambine non sono solide strutture che ne assicurano la salvaguardia e la protezione, ma sono esse stesse scalette pericolanti che celano il rischio improvviso di una caduta rovinosa. A Forcella, essere al centro di un mirino significa starne già puntando uno nella direzione opposta, che al fuoco risponderà con il fuoco, e all’odio con l’odio; nulla di più pericoloso, quindi, che vivere ai bordi di essi. Quando, poi, ad una scaletta simile capita di cadere, termini come sicario, obiettivo, target, lotte di quartiere, gang, ecc., di fronte alla morte di un’innocente, vengono meno, ed una sola, inequivocabile sentenza troneggia sulle lingue di chi rimane per raccontare: vittima di mafia.
Annalisa Durante è solo l’ennesima vittima di una lista già fin troppo lunga; quel che però differenzia la Durante (e le ragazze fotografate da Spada) dagli altri nomi della lista è un destino che pareva già inscritto nel suo corredo e quindi senza possibilità di un effettivo riscatto. A fare da contorno alla vicenda di Annalisa e al futuro delle sue coetanee, Spada inserisce, accanto allo sguardo di ogni ragazza, panoramiche e particolari della scena del crimine della Durante, attinte direttamente dall’archivio di Stato, quasi a voler ribadire ulteriormente la comunione inevitabile tra il suo destino e quello delle ragazze.
Credo che le fotografie di Spada non possiedano alcun accenno di possibile redenzione per le giovani donne. Ritengo che quello di Spada sia stato un atteggiamento documentaristico e critico di una realtà che si vede puntata addosso la canna di una pistola, e che reagisce puntandone una a sua volta; ma quando, pare dirci Spada, questo stallo deciderà di sciogliere la propria tensione, a rimetterci saranno sempre in primis gli innocenti.
Luca Parentesi