Nato nel 1599 a Bissone, Francesco Borromini compì la sua formazione a Milano, divenendo uno dei più formidabili architetti e costruttori della Roma barocca, forse perfino più dell’eterno rivale Bernini. Il loro rapporto ebbe ripercussioni sul suo stato d’animo, quasi sempre inquieto e malinconico, attenuandosi solamente con l’avvento al pontificato di Innocenzo X, quando il suo competitore subì un’eclissi. Lo stile di Borromini è quasi metamorfico, perché unisce varie forme geometriche tra loro, combinandole in un qualcosa di nuovo e inedito. Dopo aver soggiornato e lavorato a Milano come intagliatore di marmi, egli si recò a Roma nel 1620, dove lavorò con lo zio Carlo Maderno nel cantiere della Basilica di San Pietro come scalpellino. Qui lavorò fino al 1629, anno in cui morì lo zio.
Di certo, tra le sue opere più famose, merita un primato la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane, realizzata tra il 1638-41 a Roma e commissionata dall’ordine dei Trinitari. Ciò che rende grandiosa quest’opera architettonica sta tanto nell’originalità quanto nella difficoltà della sua realizzazione. La chiesa è dedicata a Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, ma è soprannominata affettuosamente San Carlino dai romani, per le sue ridotte dimensioni, tanto da coprire con la sua area quella di uno solo dei quattro pilastri che sorreggono la cupola della basilica di San Pietro. Infatti, lo spazio disponibile era veramente esiguo, e probabilmente merita il primato di prima chiesa ellittica mai realizzata nella Capitale.
Il chiostro è piccolissimo, unito da una cornice ottagonale che avvolge ogni singola parte. Al di sotto si aprono archi a tutto sesto che poggiano su robuste colonne dai gusti spartani. Non c’è una sola zona con la presenza di angoli, ma abbondano elementi convessi per creare un effetto di continuità. Al di sopra della cornice vi è una loggia con una balaustra con colonne più esili, con lo scopo di dare più slancio all’altezza della struttura. Anche la varietà dei materiali non è eccessiva, questi sono pochi e semplici: marmi e stucchi, valorizzando i materiali per quello che essi sono, senza rovinarli con elementi ricchi e pesanti.
L’interno, come già detto, è caratterizzato dall’utilizzo di una pianta nuova, non trattandosi di una classica forma a croce o centrale. Tuttavia, non vengono messe in atto le regole matematiche per la realizzazione di un’ellisse, ma piuttosto vengono fatti combaciare due triangoli equilateri con base comune corrispondente all’asse trasversale, per poi arrotondarne il perimetro. I muri assumono un andamento ondulato, sottolineato anche dal cornicione al di sopra delle altissime colonne addossate alla parete. Il tutto ci dà l’idea di uno spazio compresso. A differenza della facciata o del chiostro piuttosto austeri, l’interno è ricco di elementi decorativi: frontoni, rosette, grate metalliche dorate, elementi a conchiglia, bassorilievi.
La cupola è la vera protagonista dell’intera struttura. Di forma ellittica, è caratterizzata da cassettoni di forme diverse: cruciformi, esagonali e ottagonali. Più si sale verso la lanterna centrale e più queste forme diventano piccole, dando anche qui vita ad un effetto ottico che rende la cupola più alta.
Nella facciata vengono utilizzati due ordini. La parte inferiore è caratterizzata da una successione di superfici concava – convessa – concava; mentre la superiore presenta tre parti concave di cui la centrale è occupata da un’edicola convessa. Borromini, giocando con la concavità e la convessità delle pareti, dà vita ad una facciata piena di movimento, aiutato anche dalle decorazioni come la nicchia posta sopra al portale d’ingresso (che ospita la statua di San Carlo Borromeo realizzata da Antonio Raggi), in cui le colonne sono rappresentate da due cherubini le cui ali vanno ad unirsi, creando una copertura alla statua. La facciata culmina con un medaglione ovale sorretto da angeli in volo, un tempo ospitante l’immagine di San Carlo. L’architetto lavorò alla facciata fino all’ultimo dei suoi giorni, riuscendo tuttavia a completare solamente la metà inferiore.
La chiesa si affaccia su Via del Quirinale, all’incrocio delle Quattro Fontane: il muro esterno dell’edificio stesso ospita una delle fontane, raffigurante il Tevere. Il complesso si trova quindi in un incrocio molto trafficato di Roma. Questa rumorosa situazione scompare non appena si entra nella chiesa, che rappresenta un tranquillo punto di quiete nel centro del caos della Capitale.
Tommaso Amato