Liberamente ispirato all’Enrico V di Shakespeare, The King di David Michôd presenta il giovane re Hal (Timothée Chalamet) nei suoi primi tempi come sovrano d’Inghilterra, seguendo in modo ravvicinato il suo percorso di maturazione in quello che è effettivamente un racconto di formazione.

Da principe a re, ma soprattutto da ragazzo a uomo: dopo la morte del padre Enrico IV (Ben Mendelsohn) e del fratello prediletto da questo per l’ascesa al trono, Hal deve abbandonare la sua vita di alcool ed eccessi in compagnia di John Falstaff (Joel Edgerton) per prendere le redini di un’Inghilterra turbolenta. Lottare con l’eredità dell’odiato padre non è però facile, e nel cercare la pace e il bene del suo Paese Hal invece troverà il suo vero io, definito non più per scarto rispetto al genitore, ma per una finale piena consapevolezza delle sue azioni.

Nel misurarsi con un classico letterario di tutti i tempi e con i riferimenti cinematografici precedenti  – primo tra tutti l’inarrivabile Falstaff (1965) di Orson Welles – The King porta avanti un focus diverso sul potere, concentrandosi sulle implicazioni di questo per le giovani generazioni. Ciò che in primis interessa dell’operazione di Michôd è infatti la scelta di avere nel cast giovani attori come, oltre a Chalamet, Robert Pattinson (nel divertente ruolo del provocatore Delfino di Francia) e Lily-Rose Depp, i quali interpretano effettivamente giovani personaggi shakespeariani spesso impersonati da attori adulti. È infatti vedendo l’effettiva giovinezza del regnante che il realismo storico emerge, diventando strumentale allo sviluppo della premessa tematica del film: la crescita di quello che è poco più di un ragazzino. Il contrasto tra il viso quasi angelico di Chalamet e il suo atteggiamento adulto e contenuto nel rivelare le emozioni riesce infatti sorprendentemente a funzionare, reggendosi soprattutto sulla bravura quasi impeccabile dell’attore.

Ponendo Hal visivamente al centro del quadro, Michôd si affida completamente alla performance dell’attore protagonista, che si muove all’interno di un’ambientazione dalla geografia chiara e leggibile. Una nota positiva va fatta in questo senso alla modalità di rappresentazione della battaglia di Agincourt, in cui si riescono a percepire gli spazi di movimento e addirittura le strategie di combattimento messe in gioco – un’operazione per nulla banale, che si discosta dai montaggi sincopati spesso tipici del genere, proponendo un linguaggio filmico sempre a favore del personaggio.

The King è prodotto e distribuito da Netflix, piattaforma su cui uscirà a novembre.

Bianca Ferrari

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