Un’invasione di cicale: che siano lì per una maledizione o per rivelare qualcosa? Il protagonista, un ragazzino di nome Tempest, lega gli insetti all’assenza del padre, che non si faceva più chiamare nemmeno così, che “sembrava un cane rabbioso”.
È come se l’invasione di cicale avesse contribuito a scatenare in lui il cambiamento: da uomo romantico qual era, il padre si trasforma, diviene pericoloso e violento. Una “strana malattia o tristezza” inizia a impossessarsi di lui, che sembra essere soggetto a una strana forma di pazzia. La minaccia del cambiamento, la paura di somigliare a quel padre così diverso invade anche il protagonista, che inizia a fare di tutto pur di non somigliare al genitore, pur di restare come gli altri, di confondersi con loro, con la loro normalità.
Ma l’uomo, forse cercando di redimersi, tenta di convincerlo che sono gli altri ad essere “sbagliati”, ad essere falsi, peccatori e bugiardi. E ancora una volta, ascoltare le cicale è per Tempest motivo di riflessione.
Chiara Pirani