Una donna, una pioggia dorata, un mito greco da rappresentare: è attraverso questi tre elementi che prende forma e colore il dipinto “Danae” di Klimt, realizzato dall’artista austriaco tra il 1907 e il 1908 e attualmente conservato a Vienna, facente parte di una collezione privata.
L’opera mette in scena il mito di Danae, che fu rinchiusa dal padre Acrisio in una torre di bronzo, per tenere lontani i suoi pretendenti: Zeus, però, non si rassegnò a questo e penetrò nella torre sotto forma di nuvola, fecondando Danae per mezzo di una pioggia dorata e permettendo così la nascita di Perseo.
Significativo è il modo in cui Klimt abbia scelto di rappresentare la scena: la protagonista viene raffigurata, infatti, come colta in un sogno, rannicchiata in posizione fetale, con gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, nel momento in cui la pioggia dorata sta per fecondarla. Secondo alcuni critici, tale pioggia rappresenterebbe l’istintività della donna, convinzione avvalorata dalla raffigurazione della bellissima Danae come se si trovasse lei stessa in un utero materno.

L’opera appartiene al periodo d’oro di Klimt, il più fecondo e produttivo, e può essere paragonata, per certi versi, a un altro dei dipinti più famosi dell’artista, “Il bacio”, da cui però differisce per la minore quantità di decorazioni, presenti in maniera particolarmente ricca nell’altra opera, e per la tendenza verso la tridimensionalità, quasi totalmente assente ne “Il bacio”.
Gustav Klimt (Baumgarten, 14 luglio 1862 – Vienna, 6 febbraio 1918), noto pittore austriaco, fu tra i massimi esponenti della secessione viennese, mettendo in atto anche il progetto di un periodico-manifesto del gruppo, “Ver Sacrum” (Primavera Sacra). Mosso dalla volontà di dare nuovo vigore ad ari e mestieri e di portare l’arte al di fuori dei confini delle regole accademiche, insieme agli altri artisti del gruppo fece in modo di lasciare spazio alla creatività, inglobando sotto l’ala della Wiener Sezession (secessione viennese) anche artisti simbolisti, modernisti e naturalisti. A Pallade Atena, dea della saggezza e simbolo del gruppo, lo stesso Klimt dedicò uno dei suoi capolavori.
Importante, per l’artista, fu anche l’influsso dell’oreficeria: il padre era orafo, e ciò lo ispirò durante il cosiddetto “periodo aureo”, muovendolo a cercare un nuovo modo di trasfigurare la realtà, modulando le parti piatte con passaggi di tono, dall’opaco al brillante.
Interessante, all’interno del dipinto in questione, appartenente proprio al “periodo aureo”, è il modo in cui viene trattato il tema dell’eros: più che la rappresentazione del carnale, il quadro mostra un erotismo trasposto in chiave onirica, evidenziando in modo particolare la percezione interiore più che l’appagamento dei sensi.
Inoltre, la Danae di Klimt sembra rivestire un’importanza cruciale a livello visivo e simbolico, concentrando in sé una forza comunicativa fuori dal comune.
Chiara Pirani