Il David di Gian Lorenzo Bernini si presenta come un’opera innovativa per quanto riguarda la rappresentazione scenica del tema trattoat. Realizzato in marmo, fu eseguito tra il 1623 e il 1624, ed è attualmente  esposto nella Galleria Borghese di Roma.


Bernini iniziò l’opera nel 1623 su commissione del cardinale Alessandro Peretti, con l’intenzione di inserirla nel contesto scenografico del giardino della sua Villa Montalto. Tuttavia, con la morte del cardinale, la commissione dell’opera venne rilevata dal cardinale Scipione Caffarelli-Borghese, grande collezionista e mecenate. Terminata l’opera nel maggio 1624, questa venne collocata al piano terra della villa cardinalizia presso Porta Pinciana, oggi sede della galleria Borghese.
Bernini riprese il mito biblico già trattato da Donatello, Michelangelo, e Verrocchio. Tuttavia, i David rinascimentali trattano di situazioni e attimi posteriori alla  battaglia e, quindi, alla morte di Golia, dandoci l’immagine di un eroe meditativo, rilassato e soddisfatto del successo della sua impresa. Ma, come tutti i grandi geni dell’arte, Bernini decise di stravolgere le carte in tavola, e di darci un’altra visione, più eroica, più intraprendente e impavida, cogliendo l’attimo antecedente al lancio del sasso contro il gigante filisteo.

David – Bernini

Quello che ne emerge è puro impeto, quasi come se l’opera si muovesse da sè, come se quel momento che precede l’azione fatale fosse ripetuto in eterno. È in questo modo che Bernini diede vita a un’opera ricca di significato, non solo iconografico ma soprattutto espressivo e teatrale, in pieno accordo con la poetica barocca. La grande concentrazione dell’eroe biblico, in procinto di compiere il gesto che potrebbe cambiare completamente le sorti dello scontro, è sottolineata da numerosi e minimi dettagli. Il volto di David si contorce in un’espressione corrucciata nello sforzo di raccogliere le energie necessarie per scagliare la pietra, e le braccia sono contratte sulla fionda; lo sguardo è teso verso il bersaglio, mentre le labbra sono serrate per lo sforzo. E come semplici osservatori di una statua di marmo veniamo invece catapultati in una battaglia che sta per volgere al termine, la tensione è palpabile, il cuore batte forte e siamo ansiosi di sapere come andrà a finire lo scontro. Ecco cos’è veramente il David di Bernini: non una semplice statua da ammirare nella sua perfetta esecuzione o nella sua meravigliosa presenza scenica, ma piuttosto un capolavoro in grado di trascinare le nostre emozioni all’interno della scena stessa e di renderci partecipi di essa.
Questa particolarità viene anche favorita dall’impostazione della statua stessa, ammirabile da differenti visuali, ciascuna delle quali serve a cogliere in modo diverso lo slancio rotatorio di David. Guardato di lato, l’eroe rivela una certa instabilità, dovuta al caricamento della fionda; frontalmente, invece, la scena appare quasi congelata, sospesa nell’attimo in cui David prende la mira prima di scagliare il sasso.
Ai piedi sono invece riposte la corazza di re Saul, lasciata cadere perché troppo pesante, e una cetra che verrà suonata dopo la vittoria: è significativo notare che lo strumento musicale termina con una testa d’aquila, un esplicito messaggio di esaltazione dinastica della famiglia di Scipione Caffarelli-Borghese, committente dell’opera.

Tre David a confronto

Se l’arte e la sua storia ci hanno insegnato qualcosa è che i canoni e i temi non sono mai ripetitivi laddove il genio artistico intervenga a darcene una rappresentazione originale, e di certo il tema del David ne è l’esempio migliore.

Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680), è stato uno dei più grandi scultori protagonisti del Barocco italiano ed europeo, oltre che un eccellente urbanista, architetto, pittore, scenografo e commediografo.
La particolarità di Bernini è un’attenzione quasi maniacale per i dettagli, che tuttavia non sminuisce la resa dell’opera, anzi la accresce, rendendo le sue opere quasi esseri viventi. Tra i lavori più significativi troviamo l’Apollo e Dafne, concentrato di eleganza e drammaticità uniche, vari ritratti di personaggi di rilievo e infine il Ratto di Proserpina, apoteosi della scultura di tutti i tempi.

Tommaso Amato

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