In questo momento di emergenza il nostro staff ha deciso di aprire una nuova rubrica settimanale. Vi consiglieremo alcuni film da vedere durante la settimana, vi indicheremo dove reperirli facilmente rimanendo chiusi in casa. Ci auguriamo che questo periodo possa terminare presto, nel frattempo… gustiamoci del buon cinema!
L’uomo che ride (1928)

Regia: Paul Leni
Con: Conrad Veidt, Mary Philbin, Olga Baclanova
Piattaforma: Catalogo online Cineteca di Milano
Nel 1928, prima che la neonata tecnologia della sonorizzazione si diffondesse nel cinema europeo, il regista tedesco Paul Leni realizza un adattamento per immagini in movimento del classico ottocentesco di Victor Hugo L’uomo che ride.
Intriso dell’estetica del cinema espressionista da cui Leni proveniva, il film viene talvolta erroneamente ascritto al genere dell’orrore, ma sotto la patina dark ed il fascino gotico si nasconde in verità una struggente storia di sentimenti tormentati e repressi. L’amore tra il freak Gwynplaine e Dea (lui con il volto sfregiato in un perenne sorriso, lei non vedente) germoglia timidamente nell’impossibilità di espandersi a causa delle mistificazioni e dei soprusi attuati dalle persone che li circondano.
Una vicenda inevitabilmente dolorosa a cui l’autore, distaccandosi dall’opera matrice, decide di consentire un dolce esito.
Closer (2004)

Regia: Mike Nichols
Con: Jude Law, Natalie Portman, Julia Roberts e Clive Owen
Durata: 104 min
Piattaforma: Netflix
Mike Nichols, famoso regista di Il Laureato, 37 anni dopo quest’ultimo continua a raccontare di persone che cercano quell’amore che rende felici.
Ma ci riescono davvero? Il finale del Laureato è emblematico di come non sempre quel che pensiamo di desiderare ci porti a essere contenti. Oppure, di come siano gli stessi sforzi compiuti in vista di questa meta a provocare momenti di autentica felicità – come se questa non potesse essere uno stato d’animo permanente ma solo una condizione transitoria.
I quattro protagonisti di Closer, le cui storie si intrecciano a più riprese nel corso del film, raggiungono una consapevolezza che il giovane Dustin Hoffman sembrava ignorare: che a volte si scelga – talvolta senza accorgersene – di stare insieme ma infelici; che sia questa la ragione nascosta che induce a prendere certe decisioni invece di altre. Il senso del film è così ribaltato, e sulle note di I can’t take my eyes off you si conclude un racconto tanto semplice eppure dolcemente commovente sui rapporti umani.
My name is Tanino (2002)

Regia: Paolo Virzì
Con: Corrado Fortuna, Rachel McAdams, Frank Crudele, Licinia Lentini, Mimmo Mignemi, Don Francks
Durata: 105 min
Piattaforma: Tim Vision
My name is Tanino è il modo con cui Gaetano Mendolia, ragazzo di Castelluzzo in provincia di Trapani, si presenta a Sally, turista americana in visita in Sicilia. Più che ricerca centrale, per Tanino la questione amorosa è il pretesto per intraprendere un viaggio di formazione, la ricerca di una fuga da un luogo piccolo e familiare e da un altro grande ma opprimente (Roma, dove è studente di cinema).
Nel 2002 Paolo Virzì sembra voler descrivere un periodo di vita da sempre diffusissimo in Italia, quello del fuorisede proveniente dal paesino del sud, ma ambienta la presunta trasformazione in un luogo ulteriore: un terreno meno realista e più onirico, in cui si susseguono personaggi caricaturali e grotteschi che, più che dar prova della loro esistenza, sembrano essere frutto dell’immaginazione del protagonista.
Ubriaco d’amore (2002)

Regia: Paul Thomas Anderson
Interpreti: Adam Sandler, Emily Watson, Philip Seymour Hoffman
Durata: 95 min
Piattaforma: Chili
Tre anni dopo l’immenso successo critico di Mangolia (1999), racconto corale e intimista dal respiro epico, con Ubriaco d’amore (2002) Paul Thomas Anderson contiene il budget e restringe il focus, non cambiando però il suo oggetto di interesse: l’everyday man alle prese con la coscienza dei sentimenti.
La consapevolezza conquistata, in questo caso, è quella affettiva: Ubriaco d’amore è infatti la storia di come Barry (Adam Sandler), piccolo imprenditore di una azienda di sturalavandini, unico maschio in una famiglia di sette sorelle, cresce emotivamente grazie al suo amore per Lea (Emily Watson). Grazie all’amore per questa donna anche le minacce del proprietario di una losca hotline (Philip Seymour Hoffman) e le miglia aeree accumulate da una curiosa promozione di budini al cioccolato acquisteranno un senso pedagogico, oltre che narrativo, portando Barry alla completa padronanza di sé stesso.
Lola Darling (1987)

Regia: Spike Lee
Con: Tracy Camilla Johns, Spike Lee, Redmond Hicks, John Canada Terrell, Raye Dowell, Joie Lee
Durata: 81 min
Piattaforma: Netflix
Spike Lee irrompe nella scena newyorkese indipendente con il suo primo vero e proprio lungometraggio del 1986, She’s Gotta Have It, contribuendo al processo di crescente visibilità del cinema afroamericano.
Questa perspicace commedia erotico-sentimentale in bianco e nero immersa nel cosmopolitismo del quartiere di Fort Greene (Brooklyn), vede come protagonista l’emancipata Nola Darling (il cui nome è storpiato nell’edizione italiana) alle prese con tre amanti che pretendono di contendersela e persino di conoscerla meglio di quanto lei non conosca sé stessa.
Il più esuberante tra i tre è la versione caricaturale del regista stesso che, con grande autoironia, ribalta i ruoli di genere e fa una sagace satira dell’ipocrisia moralista che si infervora di fronte al libero arbitrio sessuale femminile.
A conferma della lungimiranza delle tematiche affrontate, ne è stato recentemente fatto un reboot in forma di serie televisiva, sempre a firma di Lee. Un’occasione per livellare alcune forti criticità, come ad esempio il finale, considerato uno dei suoi più grandi rimpianti.
Il riccio (2009)

Regia: Mona Achache
Con: Josiane Balasko, Garance Le Guillermic, Togo Igawa
Durata: 100 min
Piattaforma: Amazon Prime Video
In un condominio di Parigi vivono Renée Michel, portinaia, Paloma, una bambina di undici anni decisa a porre fine alla sua vita, con la sua famiglia e il nuovo inquilino di un grande appartamento, Kakuro Ozu.
Le dinamiche affettive e amorose instauratasi tra i personaggi porteranno la narrazione verso vie inaspettate.
Questo film, liberamente ispirato al romanzo L’eleganza del riccio di Muriel Barbery e pluripremiata opera prima della regista, pone in evidenza la nostalgica vita di persone apparentemente sole, con un’estetica raffinata e un ritmo assorto: è un film dalla visione piacevole. Ogni dettaglio, perfettamente studiato, porterà lo spettatore ad immergersi nella narrazione, tenendo ben presente il punto di vista dal quale questa viene messa in scena: gli occhi di una bambina di quasi dodici anni.
Un film come Il riccio è la rappresentazione di diverse declinazioni dell’amore, dell’affetto che può instaurarsi tra persone diverse, e delle conseguenze e i risvolti che questo può avere.
Andrea Pedrazzi
Diana Napolitano
Roberto Di Matteo
Bianca Ferrari
Giulia Silano
Sarah Corsi