SEZIONE CE L’HO CORTO
In un futuro distopico e imprecisato, gli adulti sembrano scomparsi dal pianeta, e quelli rimasti, nascosti sulle montagne, vengono predati dalle intelligenze artificiali. Queste, in forma di tablet, sostituiscono le figure genitoriali (come nascano i bambini, però, non ci è dato saperlo). Il cortometraggio consta di quattro capitoli che ripercorrono la vita di una bambina accudita da una sorta di Siri futuristica. La bambina, crescendo, resta affascinata dalla possibilità di divenire immortale come la madre che per tutto quel tempo l’aveva accudita. Per farlo, decide di trasferire la sua coscienza nella Turritopsis nutricola, un particolare tipo di medusa che in condizioni avverse è in grado di tornare a una forma primigenia della sua evoluzione. Riuscendoci fornirebbe così una soluzione all’estinzione della razza umana.
Benché le premesse siano allettanti, e gli argomenti trattati molto attuali, il problema della questione ambientale viene sfiorato solo parzialmente dall’esordiente regista Antar Corrado, senza poter contare su un’efficacia narrativa accettabile da poterlo rendere quantomeno godibile. I dialoghi prevedibili e una recitazione filodrammatica affondano irrevocabilmente il film, e rendono l’opera, nel complesso, dimenticabile.
L’affermazione che chiude il corto: «La biologia è più efficace della tecnologia» contraddice l’assunto stesso del film: se è vero che la medusa può regredire allo stato iniziale di polipo attraverso un processo esclusivamente biologico, ciò non è possibile che accada, e non può essere accaduto alla protagonista. La sua trasformazione è frutto di un utilizzo complementare di biologia e tecnologia che, per i meno informati, esiste già e ha un nome: biotecnologia.
Tommaso Quilici