Non c’è sipario. Al centro della scena una lastra di vetro anamorfico poggia su di un piedistallo e un microfono palmare è posto a terra. Il Narratore fuori campo (Fabio Wolf) annuncia il Prologo, e così farà per le restanti scene che compongono lo spettacolo. Entra un personaggio vestito elegante (Loris Fabiani), con un cilindro in testa, si mette dietro al vetro, prende il microfono e con voce profonda e distorta, quasi assopita e assopente, avverte gli spettatori, passeggeri inconsapevoli di un volo di linea, di prepararsi per l’arrivo di una tempesta. 

Lo spettacolo, già vincitore NEXT [1] nel 2016, è una produzione del Teatro Franco Parenti. Visto l’ampio successo, è stato riproposto nella scorsa stagione, mai conclusa causa pandemia, in coproduzione con la Fondazione Teatro della Toscana e in versione extralarge: ampliato rispetto alle edizioni precedenti sia in termini di grandezza della scena, che di distanza tra gli attori e tra loro e gli spettatori a loro volta separati nel rispetto delle norme anti-contagio. 

La regia è di Fabio Cherstich, che cura anche lo spazio scenico: spoglio e luminoso, con quinte nere laterali e un fondale bianco aperto sul retroscena, quest’ultimo illuminato da quella che sembra a tutti gli effetti una ribalta, un elemento che in quella posizone – stante di norma di fronte alla platea – anticipa la piega surreale che lo spettacolo si appresterà, di lì a poco, a prendere.

Opera Panica – Cabaret tragico si presenta al pubblico come un grande collage di piccole pièce ironiche e grottesche e di lunghezza variabile (dai 30 secondi ai 10 minuti di durata ciascuna), ricavate prevalentemente dall’opera omonima di Alejandro Jodorowsky a cui si aggiungono i pezzi musicati, danzati e mimati ad opera del duo milanese i Duperdu (Marta Maria Marangoni e Fabio Wolf), che rendono ancora più esplicita – se non fossero bastati i costumi ‘bretellosi’ di Gianluca Sbicca – la vocazione più strettamente cabarettistica che manca nel testo originale. Tra i molti intermezzi del duo resta impresso quello – di sapore shakespeariano – adattato dal monologo di invocazione degli spiriti di Lady Macbeth (Macbeth, atto I, scena V). Il resto del cast è composto dal già citato Loris Fabiani, una splendida Valentina Piciello, Francesco Brandi e un Francesco Sferrazza Papa dall’interpretazione altalenante: efficace nelle parti aggressive come in quella del conduttore televisivo, molto meno in quelle che richiederebbero un cambiamento di registro, facoltà che l’attore, già visto in altre prove attoriali, sembra non possedere. 

Scritta a inizio millennio, la drammaturgia dell’autore cileno ha le sue radici in quel Movimento Panico fondato negli anni Sessanta insieme con Fernando Arrabal e Roland Topor, come risposta a un surrealismo ormai imborghesito e politicizzato: «Si parlava solo di politica. Portavano tutti la cravatta e Breton era una specie di Papa.» [2]. Un’ opera post-surrealista, quindi, che Fabio Cherstich restituisce appieno nella sua cifra stilistica più importante, perché primigenia, ossia l’essenzialità. Tra gli scritti di Jodorowsky a proposito della genesi del dramma si legge: «L’Opera panica discende direttamente dai dialoghi dei pagliacci che ebbi l’opportunità di vedere nei poveri circhi del mio paese natale, il Cile. Quei piccoli tendoni, generosamente rattoppati, non possedevano né grandi acrobati né animali spettacolari. Erano costituiti da una piccola famiglia che faceva di tutto […]» [3]. 

Allo stesso modo, Opera Panica – Cabaret tragico non è dotata di grandi impianti scenografici, l’ambiente si svuota e di volta in volta si riempie degli attori, della loro mimica e dei loro oggetti: un letto, un fucile troppo lungo per potersi suicidare, una sedia, una pedana rossa a rotelle con sopra un minuscolo pianoforte bianco suonato da Fabio Wolf, come accompagnamento musicale. I sei personaggi, saltando da una scena all’altra in una tempesta di generi diversi visti attraverso la lente del Panico (reificata dal vetro anamorfico del Prologo), sono l’amalgama tra le varie pièce e riescono, in definitiva, a far avverare il sogno di Fernando Arrabal, un altro grande padre del Panico, di un teatro totale: «[…] dove l’humor e la poesia, il panico e l’amore formino un tutto unico.» [4].

Buona visione!

Tommaso Quilici

Link dello spettacolo: https://youtu.be/ickmZBvH0Ls?list=PL4BY6rTY4m4zrDkDlibSohYKz8WFhLQNr

[1] Il progetto NEXT, come si legge dal sito: «è ideato e promosso da Regione Lombardia, in collaborazione con Fondazione Cariplo, ha l’obiettivo di incentivare la distribuzione di nuove produzioni di spettacoli dal vivo e, nello stesso tempo, promuovere e rafforzare la rete di contatti tra operatori a livello nazionale e internazionale. Next rappresenta un caso unico di “borsa teatrale”».
[2] (a cura di P. BALLA e M. REPETTO), Panico Jodorowsky, Roma, Canal Jimmy, 2000.
[3] A. JODOROWSKY, Tutto il teatro, Milano, Giunti, 2008, p. 13.
[4] F. ARRABAL, Teatro, Milano, Milano Libri Edizioni, 1969, vol. 2, p. 6.

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