LUNGOMETRAGGI
Regia di Marko Đorđević, 2020.
Dejan ha 30 anni ed è ancora vergine, ma la questione del sesso non è la più urgente da risolvere. Oltre ad aver sicuramente bisogno di scaricare un bel po’ di tensione accumulata e di iniziare finalmente a vivere la vita, questo ragazzone impacciato deve proprio costruirsi le basi dello stare al mondo. È vergine rispetto alla vita!
Certo, una madre castratrice – che gli fa praticamente da assistente sociale – non aiuta per niente, soprattutto perché Dejan non ha bisogno di essere incoraggiato (o in questo caso scoraggiato) a vivere. Se non fosse per alcuni minimi punti di contatto con la realtà quali un lavoro precario, una famiglia asfissiante e la capacità di capire quello che gli altri dicono, verrebbe da accostare Dejan a Kaspar Hauser, tanto è fuori dal mondo.
Nonostante queste premesse all’apparenza catastrofiche, Moj Jutarnji Smeh (Le mie risate mattutine) è un film estremamente piacevole con momenti in cui lo humor supera il fastidio per l’apatia del protagonista e che beneficia tanto del minimalismo delle inquadrature quanto dell’assenza di colonna sonora.
Dejan appartiene ad una generazione (forse sarebbe più corretto dire alla componente maschile di una generazione) che non sa leggere i propri sentimenti, né tanto meno esprimerli in modo articolato; bimbi sperduti che non sono in grado di cucinare un uovo al tegamino e vivono in un continuo stato di abulia. A questi adulti che-vengono-trattati-da-bambini mancano i desideri, le tensioni che generano nuove prospettive, insomma un qualche accesso alla vita che non sia sterilizzato e premasticato dai genitori (in stile mamma pinguino): non riescono a guardare negli occhi le persone mentre parlano, escono dalle stanze non appena avvertono il minimo disagio e così via.
Se Dejan, o uno dei suoi simili, trovasse la lampada magica non saprebbe cosa chiedere, se non forse un divano più comodo e una televisione che prenda qualche canale in più. In questo ha ragione il sensitivo che nella prima parte legge i fondi del caffè:
Il problema è il desiderio. Usa l’immaginazione [...] inventati una storia, immagina uno scenario!
Fortunatamente, nella vita di Dejan si apre uno spiraglio quando decide di ricambiare le attenzioni di una collega che ha provato in tutti i modi (quasi tutti, mancavano i segnali di fumo) a fargli capire che è attratta da lui.
Guardando il bel film di Marko Đorđević si finisce col voler bene a questo povero ragazzo dal maglione beige (come la sua vita) e lo si saluta con la speranza che in futuro non debba passare da una mamma iperprotettiva ad una fidanzata crocerossina. Ce la puoi fare Dejan!
“L’idea alla base di questo film mi è venuta andando per curiosità da un sensitivo. La conversazione fu molto diversa da quello che mi ero immaginato. […] Disse alcune cose vere, altre no, ma le parole che utilizzò e la sua passione erano così forti che, arrivato a casa, le trascrissi subito per non dimenticarle. Fu così che iniziò tutto…” (M. Đorđević)
Marco Lera
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