FUORI DAGLI SCHE(R)MI

Regia di Jelena Maksimović, 2020.

Il filo rosso che collega tra loro i diversi momenti di Domovine è il rapporto tra Lenka e il villaggio natale della nonna. Il film vorrebbe scandagliare il rapporto tra vita personale e la memoria, tra le macerie della guerra e quelle della società capitalista alla ricerca di un parallelismo tra le lotte di ieri e quelle di oggi.

Purtroppo, il tutto si risolve in diapositive giustapposte senza ritmo, siparietti intimi con persone del luogo che più che denunciare l’abbandono della regione diventano delle caricature di dialogo, inquadrature troppo vicine allo standard di instagram per riuscire a coinvolgere lo spettatore.

La seconda parte cerca di riscattare il disegno d’insieme, scivolando però in un monologo-pamphlet che getta alla rinfusa parole e concetti pescati un po’ dalla tradizione (resistenza, socialismo, patria) e un po’ dai thread di twitter (patriarcato, ecologismo, lotta al capitalismo), in un’assenza di organicità che rende il tutto grottesco.

L’idea alla base di Domovine poteva anche prestarsi ad un film diviso in due parti, incentrate rispettivamente sulla memoria e sulla denuncia della necessità di riprendere la lotta. Dispiace che il modo in cui è stata sviluppata l’idea sia confuso e che le diverse componenti risultino un po’ abbandonate a se stesse.

Poiché credo ci sia un forte legame tra la mia vita personale e i film a cui partecipo, ho deciso di lasciare che questo film fosse il più libero possibile: la forma, quello che sarebbe diventato lo avrebbero determinato gli spazi e le storie del monte Kaimakchalan e del villaggio di Agios Athanasios in Grecia, uno dei luoghi in cui si svolse la guerra civile greca (1946-1949).” 

Marco Lera

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