Il peccato lo fate voi che per fare i bravi apostoli a Cristo lo state facendo parlare arabo.
Liberamente ispirato all’omonimo romanzo del 2009 di Davide Morganti (che cura anche la sceneggiatura) e successivamente a una mise en scéne teatrale, Caina entra con forza nello spazio cinematografico portando una narrazione fuori e dentro il tempo e lo spazio contemporaneo.
Luisa Amatucci veste i panni di Caina, una ex killer impegnata a svolgere la sua attuale professione: la “trova cadaveri”. Gli sbarchi clandestini causano la presenza di corpi nelle acque attigue alle spiagge italiane e personaggi come lei hanno il compito di tenere l’acqua del mare e il territorio circostante in ordine, raccogliendo e portando a smaltimento i corpi degli sventurati, tenendoli lontani dagli occhi dei turisti che arriveranno all’apertura degli stabilimenti. Il sistema portato avanti dell’industria che si occupa dello smaltimento trasforma i corpi in guadagno, portando a Caina concorrenza: una raccolta – più economica – illegale è quella che viene commissionata a un gruppo di migranti abusivi che si trovano sulla stessa spiaggia. Per una serie di contrasti con gli altri, un ragazzo di questo gruppo ( interpretato da Helmi Dridi) inizierà a lavorare per la donna profondamente razzista e xenofoba.
Personaggi dall’accento campano in un’ Italia povera e sporca, numerosi sbarchi trasformati in industria della morte, la lotta alla sopravvivenza da parte degli abusivi, vittime e allo stesso tempo carnefici. L’universo rappresentato – seppur familiare per come descritto – è distante dalla visione comune, da cui il racconto attinge per estremizzare le dinamiche rappresentate, rendendo i personaggi reali e non allo stesso momento.
Il lavoro del “trova cadaveri”, lo smaltimento e il riutilizzo dei corpi, la donna traghettatrice di morte.
Il personaggio di Caina è controverso: convinta cattolica, ma in contrasto con i valori umani espressi dallo stesso portavoce della sua religione; ex killer e intrisa d’odio, ma in perenne convivenza con gli spettri allucinatori delle anime dei corpi smaltiti. Esprime negatività, antagonista degli altri e di se stessa ma con debolezze e paure intrinseche, capaci di esplodere alla nascita in un’ attrazione fisica per il suo sottoposto, definita “sconveniente e contro natura”.
L’immagine religiosa è sempre presente nei luoghi e nelle voci dei personaggi. Onnipresenza di simboli allegorici e non solo che trasportano la discussione su un piano più ampio, con un velato (ma poi non troppo) giudizio e conseguente denuncia. La pietà, però, non fa parte di questo mondo, se non in maniera astratta dai piedi di un altare.
È poi il cemento il protagonista d’eccezione, a cui vengono destinati i corpi in smaltimento. È in quest’immagine che lo spettatore può individuare una certa similitudine con narrazioni passate. Il cemento racchiude un qualcosa che non vuole più essere visto e che non è più capace di indignare le folle. Un elemento rappresentativo che richiama elementi di cronaca, resa fonte di memoria e allo stesso tempo schermo del silenzio ( C’è una popolazione nel cemento che tiene in piedi le città).
Stefano Amatucci, proveniente da collaborazioni con nomi di alto calibro – prima tra tutte con Lina Wertmüller – e da diverse regie televisive, firma nel 2017 la sua prima opera cinematografica. Seppur forte e coraggiosa, la pellicola rimane ancora troppo ancorata alla sua forma teatrale, a tal punto da sentire l’assenza (mai come in questo periodo) di spettatori attenti dinanzi agli attori in scena.
Il primo film prodotto dalla Movieland Production, dopo la partecipazione in diversi festival extra europei e già in tour nel 2018 nelle sale italiane, tornerà agli occhi del pubblico nella programmazione dell’associazione culturale bolognese Kinodromo.
Visione consigliata.
Sarah Corsi
Caina verrà presentato da Kinodromo lunedì 1 febbraio 2021.
È disponibile in streaming su OpenDDB.it