“L’unica vera sorgente dell’arte è il nostro cuore, il linguaggio di un animo infallibilmente
puro. Un’opera che non sia sgorgata da questa sorgente può essere soltanto artificio”,
diceva Friedrich, e nel dipinto olio su tela Donna alla finestra riesce a dare corpo e colore alla propria affermazione, mettendo in scena una forma d’arte che permette non solo di osservare ciò che si vede, ma anche di guardare oltre, per catturare pure quello che appare lontano e indecifrabile.
Una delle particolarità ricorrenti nei dipinti di Friedrich sta, infatti, indubbiamente nel privilegio, per l’osservatore, di poter assumere lo sguardo del (o della) protagonista dell’opera: è come se l’artista permettesse a chi guarda di immedesimarsi nella figura principale del dipinto, di osservare attraverso i suoi occhi e di immaginare cosa ci sia “dall’altra parte del quadro”. L’autore si eclissa, quindi, non mostrando una realtà filtrata dai propri occhi, ma lasciando all’osservatore il compito di figurarsi la realtà da solo, quasi plasmandola a proprio piacimento.
Nel dipinto in questione, conservato alla Nationalgalerie di Berlino, accade esattamente questo: chi guarda il quadro non può fare a meno di domandarsi cosa si nasconda dietro quella finestra rappresentata, cosa ci sia oltre ciò che è raffigurato. E per provare a “guardare oltre”, l’osservatore assumerà le sembianze della donna di spalle, trovandosi per qualche istante catapultato nella realtà romantica messa in scena da Friedrich, nel suo studio di Dresda, nel 1822.
La donna rappresentata è la moglie del pittore Caroline che, per l’appunto, è raffigurata di spalle, intenta a guardare fuori dalla finestra con vista sul fiume Elba, ed è come se invitasse chiunque si trovi ad osservare il quadro che la rappresenta a contemplare un paesaggio, a “guardare oltre”, insieme a lei.
Caspar David Friedrich (Greifswald, 5 settembre 1774 – Dresda, 7 maggio 1840), pittore
tedesco tra i massimi esponenti della corrente artistica del Romanticismo, si avvicinò all’arte intorno alla fine del 1700, quando il suo maestro Johann Gottfried Quistorp lo introdusse alla rappresentazione della natura dal vero. L’andamento altalenante della sua vita, caratterizzata da un’alternanza di momenti tristi e sereni, si ripercuote sul suo modo di rappresentare: al periodo in cui si sposa e ha dei figli, infatti, appartengono le opere caratterizzate da tinte più luminose e da una maggiore leggerezza espressiva, mentre quelle più cupe e dense di significati drammatici simboleggiano, molto probabilmente, un riferimento ai lutti subiti durante l’infanzia.
Il simbolo della finestra risulta particolarmente significativo, non solo perché, come detto in precedenza, consente a chi osserva di “guardare oltre”, ma anche in quanto sta ad indicare uno dei leitmotiv tipici del Romanticismo, cioè l’apertura verso una realtà ignota e lontana, simboleggiando la tensione visiva tra ambiente interno e mondo esterno.
Chiara Pirani