La prima serata di ieri, venerdì 26 febbraio 2021, ha visto la conclusione della seconda edizione de Il cantante mascherato (Rai 1, conduzione di Milly Carlucci), trasmesso come di consueto contro il Grande Fratello VIP 5 (Canale 5, conduzione di Alfonso Signorini). 

In diretta dall’Auditorium del Foro Italico di Roma, la quinta e ultima puntata dello show targato Rai (in onda dalle 21.51 alle 00.28) ha raccolto 4.312.000 spettatori pari al 20.7% di share, mentre la semifinale della quinta edizione del Grande Fratello VIP (in onda dalle 21.50 alle 01.05) ha totalizzato 3.593.000 spettatori, pari al 19.3% di share. I dati generali Auditel (media del 17,11% di share con 3.740.800 spettatori) confermano una parabola di ascolti in lieve calo per il programma della prima rete se confrontati con quelli dell’edizione 2020, stabile invece nella sua media del 20,27% di share con i suoi 4.170.000 spettatori.

I concorrenti smascherati nelle puntate precedenti erano stati i Ricchi e Poveri (sotto al Baby Alieno numero uno), Alessandra Mussolini (mascherata da Pecorella), Gigi e Ross (nascosti sotto al Baby Alieno numero due), Mauro Coruzzi (mascherato da Tigre azzurra), Katia Ricciarelli (nelle vesti della Giraffa), Sergio Assisi (sotto la maschera del Gatto). L’ultima puntata ha visto lo svelamento delle maschere di Orsetto (Simone Montedoro), Lupo (Max Giusti) e Farfalla (Mietta), con la vittoria di Pappagallo (Red Canzian nel doppio ruolo di ospite).

La finale ha confermato una cauta “rivoluzione”, riscontrabile già dalla prima puntata con l’inserimento di figure inusuali per il format, rappresentata dal momento dei duetti: Orsetto con Cristina D’Avena, Lupo con Anna Tatangelo, Farfalla con Red Canzian e Pappagallo con Rita Pavone.

Interessante e potenzialmente innovativo, Il cantante mascherato d’altra parte è un prodotto televisivo che ha dovuto piegarsi al mutato interesse dello spettatore, in parte conseguenza dello stravolgimento operato tanto dalle nuove piattaforme di fruizione quanto dall’attuale emergenza sanitaria che ha inevitabilmente riscritto il nostro vivere comune e il nostro essere telespettatori. 

Al di là delle cifre, Il cantante mascherato in ogni caso è un programma che nel suo gusto nazionalpopolare è stato messo in scena facendo dell’estetica e della suspense i suoi cardini fondamentali.

Da un lato, abbiamo infatti un pastiche colorato che cerca di ibridare l’archetipo del “varietà classico” con l’iconografia dei manga e del fantasy, un’operazione curiosa che porta ancora una volta a chiedersi se questo modello “classico” riuscirà mai a riaffacciarsi sul piccolo schermo o se non è una chimera che deve fare i conti con la conclamata metamorfosi della realtà multimediale. Se il look della padrona di casa si prefigge, nel suo omaggio allo stilista francese Cardin, di assolvere una precisa funzione comunicativa con le spalline “aliene” in stile anni Settanta, allo stesso modo anche la parata carnevalesca dei performer risponde ad un’evasione visiva dal grigiore del mondo fuori schermo.

Dall’altro lato, abbiamo poi una ritualità di ingressi, esibizioni, congetture e smascheramenti che nella sua ridondanza punta a un climax che molto spesso, dopo una serie di stacchi di regia super ansiogeni, si rivela un cliffhanger deludente che fa scatenare le polemiche sul web anziché invogliare il pubblico ad una visione successiva.

Nel suo secondo tentativo di affermazione, combattendo le problematiche di lavorazione legate alle misure anti-covid, Il cantante mascherato si è distinto comunque come uno spettacolo generalista che nella sua medietà, ricorrendo a volti familiari (Flavio Insinna) e ad artisti iconici del costume popolare (Patty Pravo), ha sancito il ritorno del tema della maschera sotto i riflettori. Perché, se per François de La Rochefoucauld “siamo tanto abituati a mascherarci di fronte agli altri, che finiamo per mascherarci anche di fronte a noi stessi”, non dimentichiamo di citare Oscar Wilde, secondo cui “l’uomo è poco se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità”: quindi, giù la maschera, senza dimenticare che sotto mentite spoglie ci si può esprimere forse ancora più liberamente di quello che si pensa.

Leonardo Pacini

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