Lo sguardo sull’opera di oggi è velato di malinconia e tremendamente nostalgico, puntato su una spensieratezza d’altri tempi, sulla tranquillità ormai semi sconosciuta di “Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte”. Il parallelismo con “una domenica pomeriggio qualunque” dell’ultimo anno sorge spontaneo, e l’osservatore non potrà fare altro, se non sorridere al pensiero che quella realtà, quella “normalità”, oggi quasi dimenticata, raccontata dal pennello di Seurat non sia poi così lontana dal tornare di nuovo.
L’opera in questione, datata 1884-1886 e attualmente conservata presso l’Art Institute di Chicago, permise all’artista di diventare il punto di riferimento fra i grandi del Neo-Impressionismo: con questa tela, infatti, Seurat gettò le basi per la nascita e la fioritura di una nuova corrente artistica, sostituendo alle pennellate sottili e sfuggenti tipiche della corrente impressionista dei piccoli puntini di colore puro sulla tela. Per la minuziosità e l’estrema cura al dettaglio con cui l’artista la realizzò, l’opera richiese ben due anni di lavoro.
Ciò che colpisce maggiormente è, quindi, proprio l’attenzione riservata a ogni singolo particolare, un’attenzione che si esplica attraverso il sapiente utilizzo del colore: seguendo la teoria cromatica dei primari e dei complementari, Seurat fa in modo che sulla totalità dei colori emergano il verde brillante del prato colpito dal sole e il verde scuro delle zone d’ombra, ma anche che le forme presenti vengano messe in risalto da contrasti di colori complementari. A livello prospettico, ci si discosta dai canoni tradizionali e i corpi rappresentati sono privi di plasticità e sembrano avvolti da una polvere di colore che avvolge anche gli occhi dell’osservatore.
Georges Seurat (Parigi, 2 dicembre 1859 – Gravelines, 29 marzo 1891), si distinse per il tentativo continuo e instancabile di unire scienza ed arte e mostrò un vivo interesse, al contrario dei suoi “predecessori” impressionisti, nel recupero delle forme nei dipinti, facendo in modo che le figure rappresentate nelle sue opere fossero ben circoscritte dalla vicinanza dei puntini caratteristici della corrente artistica di cui fu pioniere. L’intento era quello di conferire armonia alle proprie rappresentazioni, sfruttando le potenzialità dei colori complementari accostati ma non mescolati.
E sono proprio i colori ad ergersi a protagonisti dell’opera, dando forma a una realtà facilmente riproducibile, in “una domenica qualunque”, anche se momentaneamente accantonata. Seurat, come detto più volte, attraverso le sue opere, impone un’attenzione quasi eccessiva al dettaglio, facendo in modo che l’occhio dell’osservatore non perda di vista nulla, che egli possa assaporare con lo sguardo una realtà così semplice eppure così densa di colori e di significati.
Chiara Pirani