VENEZIA 79 CONCORSO

Regia: Todd Field

Tár è una storia d’amore.

No, non intendo dire che la trama di Tár tratti di una storia d’amore. Siamo noi, ignari spettatori, a non poter fare a meno di innamorarci di Lydia. In apertura, assistiamo ad un lungo monologo, tenuto in pubblico da Lydia Tár, direttrice d’orchestra di successo, sulla figura di Jean-Baptiste Lully. L’intervista è punteggiata di riferimenti storici, nomi di artisti passati, acute e appassionate osservazioni che Lydia espone con una tale sicurezza e charme quasi da celare come più recondito intento, quello di affascinare chiunque le stia intorno. Di fatto riesce splendidamente nel suo proposito: chi la circonda, colleghi e assistenti, pende dalle sue labbra, ipnotizzato dalla sua persona. Non è una questione di attrazione sessuale, il fascino di Lydia riesce a rompere ogni barriera (o preferenza), il suo magnetismo buca lo schermo e tiene incollato chiunque la guardi. Ammiriamo di lei i suoi successi, il suo apice di carriera nell’orchestra berlinese, la sua tenera famiglia e la raffinata casa in completo stile industrial chic.

La luminosa ascesa è però costellata da puntuali momenti di inquietudine che sembrano minare il successo di Lydia, provenienti da un sinistro universo abitato dai fantasmi del passato. L’irrequietudine è fertile terreno per alimentare un tormento interiore che si insinua e germoglia nella sua mente, che nella seconda parte del film appare distratta e rabbiosa, determinata nell’obiettivo di difendere con le unghie la sua posizione, ed aggrappandosi agli psicofarmaci nella speranza di trovare requie. Non ha più tempo per nessuno, nemmeno per noi, bistrattati spettatori: non più uno sguardo né un corteggiamento. Ci sentiamo abbandonati dalla Lydia di Cate Blanchett, proprio come a volte accade tra due innamorati. A tenerci vivi è però il giallo, il thriller, il mistero che assedia il personaggio. Si sfiorano, come in un’avvincente melodia, momenti di tensione da pericolo imminente e sequenze dark che ci fanno temere per l’incolumità del personaggio, al quale siamo irrimediabilmente affezionati.

Ciò che Lydia è infine costretta a fare per continuare ad esistere come artista, ci rivela una triste verità: ci siamo innamorati della persona sbagliata. Ciò che ci rimane è un abietto personaggio, animato da una smania cieca di raggiungere i suoi gloriosi obiettivi e disposto a mettere in atto il peggiore dei maschilismi al contrario, manipolando le sue prede, vittime sacrificali del suo fascino.

Tár, di Todd Field, è forte di una regia attenta e di un soggetto originale, felicemente immerso nell’attualità di cui riesce a illuminare anfratti scomodi, affrontando brillantemente temi come la cancel culture ed il flagello della diffamazione e delle fake news tramite i social. Cate Blanchett risulta essere l’interprete ideale, dominando lo schermo e rubando gli animi, come ci si attende da ogni mattatore che si rispetti.

Lara Lensi

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