“La Nazionale è un paese che spera” (Lorenzo Baglioni-La Nazionale)
Nella stagione calcistica c’è un periodo in cui i colori delle squadre diventano solo uno, le fedi si annullano così come le rivalità, e tutto il paese si riunisce davanti alla TV per vedere 11 ragazzi con la maglia azzurra e il tricolore italiano stampato sul petto che scendono in campo; quel periodo è quando gioca la Nazionale. La storia d’amore tra gli italiani e la loro nazionale è un’altalena di emozioni che parte dal punto più basso, poi sfiora il cielo con un dito, e poi riscende lentamente. Di recente, gli Azzurri hanno vissuto momenti difficili, come la mancata qualificazione ai Campionati del Mondo del 2018, poi però è arrivata la gestione di Mancini, che grazie ad un notevole ricambio generazionale ha portato gli Azzurri alla vittoria degli Europei 2020. Inevitabilmente, l’altalena azzurra ha iniziato la sua discesa, arrivata al culmine con la mancata qualificazione ai Mondiali di Qatar 2022.
La gestione di mister Mancini, insieme al cammino degli Azzurri agli Europei 2020, è raccontata dalla docu-serie firmata RAI: Sogno Azzurro, la strada per Wembley. Un’equipe ha vissuto per un mese insieme alla Nazionale, nel centro sportivo di Coverciano, situato nella zona est di Firenze, facendo una telecronaca fedele di ciò che stava succedendo. Dall’11 giugno 2021 all’11 luglio 2021, giorno della vittoria della competizione, le telecamere sono state fedeli e silenziose compagne di viaggio, raccoglitrici di sogni, idee e speranze di un gruppo di giovani pronti a spaccare il mondo. La domanda sorge spontanea: in che modo però questi ragazzi riescono a raccontarsi? Le riprese sono una sorta di diario della giornata del gruppo-squadra, quindi si parte al mattino, si scende in palestra, ci si allena in campo, in piscina, nei recuperi dopo le gare, nei colloqui con mister Mancini, nelle grigliate di gruppo, addirittura anche mentre si vedono le partite degli avversari per iniziare a studiare le loro tattiche di gioco. Ogni cosa è documentata, anche gli scherzetti che i ragazzi si fanno a vicenda (un esempio lampante è la coppia Immobile-Insigne, un po’ i Tom e Jerry della situazione).
E poi ci sono momenti in cui i giocatori sono soli insieme alla telecamera, come in un confessionale, e possono dare sfogo a tutto ciò che portano dentro. Raccontano le emozioni delle partite, l’ansia da prestazione che li assale quando il mister comunica le formazioni e tanto altro. Nel caso del giovane Leonardo Spinazzola, ad esempio, le telecamere sono state un modo per sentirsi più vicino ai suoi tifosi nel momento dell’infortunio e dell’operazione, che lo hanno costretto a fermarsi subito prima della finale di Wembley. Anche mister Mancini è chiamato a questo esercizio di sincerità, che gli ha permesso di svelare cosa si cela dietro la figura del Commissario Tecnico.
Sogno Azzurro, la strada per Wembley è una docu-serie estremamente sincera, che dà l’opportunità di conoscere gli uomini, al di là dei campioni, con le loro paure, le loro ansie e preoccupazioni. Chiunque guardi questa docu-serie vede aprirsi davanti ai suoi occhi una sorta di vaso di Pandora, contenente i segreti celati nel centro sportivo di Coverciano. Grazie a questa serie si entra a passo felpato nella mente di persone che normalmente si vedono solo in televisione, si comprende il loro carattere, e si vede il loro modo di muoversi all’interno di un gruppo di cui inevitabilmente non saranno le sole protagoniste. Guardare questa serie significa anche, però, comprendere il lavoro di allenatore e staff, troppo spesso oggetto di critiche gratuite.
Oggi, 23 settembre 2022, la Nazionale si gioca l’ingresso in Nations League. Speriamo di realizzare un altro Sogno Azzurro.
Giulia Galante