Ancora una volta, Magritte ci “illumina”, o forse ci fa precipitare nuovamente in un buio paradossale che solo le opere surrealiste sanno insinuare, e con il dipinto di oggi, La lampada filosofica, datato 1936, ci riesce perfettamente. Saltano subito all’occhio i tre protagonisti dell’opera, l’uomo, l’atto di fumare, quindi la pipa, e la candela, rispettivamente associabili ad altrettanti elementi: il pensiero, la filosofia e la conoscenza.
Proprio quest’ultima è ciò che illumina, che riesce a fare luce sul pensiero, quindi fornisce all’uomo la possibilità di scoprire, di sciogliere i dubbi, di osservare realmente il reale, ma anche l’immaginario.
“La realtà non è mai come la si vede: la verità è soprattutto immaginazione“, dice Magritte, e così il Surrealismo si pone come raffigurazione di un paradosso, tanto da riuscire a far luce sulla realtà e da far coesistere e intrecciare pensiero, filosofia e conoscenza, legandoli tra loro con l’aiuto di un uomo, del fumare la pipa e di una candela a serpentina che fa luce e fa riflettere.
Importante da analizzare è, infatti, anche e soprattutto il legame tra gli elementi rappresentati, a sua volta raffigurato dall’intreccio e dalla sinuosità della candela, che avvolge il piano su cui è poggiata e che sembra fornire continuità anche al naso dell’uomo e alla sua pipa: metaforicamente, quindi, la conoscenza tenta di avvolgere tutto ciò che la circonda e si riversa anche sul pensiero e sulla filosofia, potenti strumenti che si “piegano” fedelmente al suo servizio.
René Magritte (Lessines, 21 novembre 1898 – Bruxelles, 15 agosto 1967), noto pittore belga, fu tra i massimi esponenti del Surrealismo, corrente artistica d’avanguardia, nata in Francia dopo la Prima guerra mondiale. Il pittore, inizialmente influenzato da Cubismo e Futurismo, fece propria la tecnica basata sul trompe l’oeil, genere pittorico che invita l’occhio dell’osservatore a considerare tridimensionale e tangibile un’immagine che, in realtà, viene riportata su una superficie bidimensionale. L’artista fu definito sabotateur tranquille per la sua straordinaria capacità di insinuare dubbi sul reale attraverso la rappresentazione del reale stesso, al fine di mostrarne il “mistero indefinibile”.
I pittori surrealisti sembrano intendere l’arte come una fuga dalla realtà e, allo stesso tempo, come uno strumento per indurre alla riflessione. Tutti sembrano avere un denominatore comune: il loro intento è sempre quello di insinuare il dubbio nell’osservatore, dandogli la possibilità di interpretare una realtà altra, di riflettere, anche se gli innumerevoli quesiti che l’osservazione del dipinto induce a porsi rimarranno quasi certamente senza risposta. Anche nell’opera in questione l’artista sembra voler scavare nel profondo della psiche, indagando insieme all’osservatore proprio la correlazione e l’indissolubile legame tra pensiero, filosofia e conoscenza.
Chiara Pirani