Showcase Emilia-Romagna

Fedeli d’Amore di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari perde il sottotitolo dell’originale teatrale, l’omonimo “fedeli d’Amore – Polittico in sete quadri per Dante Alighieri”. Ci troviamo di fronte a un lavoro di traduzione, e inutile dire di tradimento, che ha dato però alla luce una nuova creazione simile all’originale, ma al contempo molto diversa e altrettanto interessante. Una nuova creatura, frutto del montaggio, su uno sfondo di scenografie reali attinte dalla dantesca Ravenna, nella quale i due autori vivono ed operano. Fedeli d’Amore si presenta come un polittico di sette quadri, originati dalla mente del Sommo poeta, costretto a letto dalla malaria, in una mattinata di nebbia del 1321. La nebbia ravennate esemplifica l’annebbiamento dei sensi del poeta, steso sul suo giaciglio alla presenza di vecchi amici e parenti, in preda ai ricordi e alle allucinazioni.

I ricordi e i pensieri del poeta si intrecciano alla visione di un presente disperato, contrastato, deformato dall’Amore e dalla Violenza. Un presente, e un passato molto prossimo, rievocati attraverso un montaggio di immagini di repertorio dall’archivio LUCE. Numerose sono le invettive che si alternano sullo schermo, da quella verso un’Italia divisa che non sembra voler uscire dalla propria condizione degenerativa, che riecheggia quella dantesca del VI canto del Purgatorio, a quella rivolta alla violenza e all’arrivismo che attanaglia la nostra società, fino alla critica verso un presente che ha smesso di credere nella necessità dei poeti. E l’Amore? L’amore, che muove il sole e l’altre stelle, è l’unica soluzione per una ripartenza lontano dalla crudeltà attanagliante, è la condizione originale in cui tutto è iniziato e poi da lì ha preso forma, ed è l’incontro di due bambini, Dante e Beatrice all’età di nove anni: «In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente […]».

La voce narrante di Ermanna Montanari, modulata magistralmente nell’avvicendarsi dei quadri, completa le immagini di Martinelli ed entra in connessione con le musiche distorte di Luigi Ceccarelli; una commistione perfetta, quella di suono e voce, tanto efficace da poter vivere anche senza l’apporto delle immagini, magari in un lavoro per la radio.

Fedeli d’amore è un ammonimento, mediato attraverso le parole e la memoria del poeta-profeta, ma anche un invito a lasciarsi pervadere e dominare dall’amore – presentato come unico rimedio per un mondo voracizzato dalla violenza – così com’è stato per Dante. Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur michi.

Tommaso Quilici