“È fantastico ripercorrere il passato quando vieni da molto in basso e sai che tutto quel che sei stato, che sei e che sarai non è altro che lotta.“ ( Diego Armando Maradona)
Quando si parla di Diego Armando Maradona, la mente corre agli anni ’80, ad una terra calda e piena di sole, ad un popolo che venera il suo eroe come fosse un Dio pagano, il Dio del Calcio. Ma Maradona non era solo un eroe, era anche il suo peggior nemico, era un uomo fatto di carne che combatteva contro i suoi mostri, oltre che contro gli avversari in campo. L’immagine di Maradona è stata consacrata a tal punto da farne un culto in Argentina, sua terra d’origine, e a Napoli, città che lo ha vissuto. Oggi, a due anni dalla sua scomparsa, un velo di malinconia cade su queste terre, e come in un lungo e glorioso flashback, si cantano le imprese del Pibe de Oro.
Parlando di lui, mi viene in mente il docu-film di Asif Kapadia, Diego Maradona, che costruisce la figura del numero 10 argentino seguendo una parabola ben precisa: dagli albori della sua carriera, quando era piccolo e sognava il grande calcio dal Barrio di Buenos Aires, passando per la sua consacrazione a big del calcio insieme a Pelè, fino ad arrivare al suo decadimento. Il film mostra splendide immagini del Diego privato, dall’emozione per l’ingresso al San Paolo di Napoli (oggi stadio Diego Armando Maradona, in suo onore), al suo corpo martoriato dal consumo di droga e alcol. Insomma, Diego Maradona è un docu-film che riporta fedelmente chi era Maradona, come fa un narratore onnisciente in un testo narrativo.
Molto apprezzabile della produzione di Kapadia è il gioco di contrari che si instaura durante il racconto di Maradona: atleta e uomo, eroe e nemico, talentuoso e lacerato dai vizi. Nonostante questi contrasti, il film non interviene in nessun modo sulla sua figura, omettendo o evidenziando un particolare aspetto di Diego; non era affatto scontato, perché se è vero che Maradona è venerato come un dio, è anche criticato e maltrattato a causa di alcuni suoi comportamenti che stonano con l’essere calciatore professionista. A volte ci si dimentica che le figurine dei grandi personaggi esistono solo sugli album di raccolta: dietro quelle immagini, ci sono uomini e donne, con i loro vizi e le loro virtù, formati dalla stessa materia organica di tutti gli altri abitanti del mondo.
Giulia Galante