Partire per un viaggio arricchisce, sotto tanti punti di vista: può portare a scoprire nuovi modi di vedere le cose, a conoscere, a sperimentare, ad assaporare. E inevitabilmente, quando ci spostiamo dal nostro luogo d’origine per visitarne degli altri, finiamo per metterli a paragone. Frida Kahlo, all’interno della sua opera “Autoritratto al confine tra Messico e Stati Uniti”, riesce a farlo perfettamente, mettendo la sua terra d’origine a confronto con gli Stati Uniti, meta di un viaggio che la Kahlo fece con il marito Diego Rivera, chiamato lì per la realizzazione di un murales.

Il divario tra le due “terre” appare netto: se da una parte, infatti, l’artista rappresenta il Messico, fatto di tradizione, di colori caldi, di contatto con la natura, di fiori che spuntano, di amore per l’arte (attraverso la rappresentazione di due sculture); dall’altra viene lasciato spazio al grigiore, al mondo industriale che caratterizza gli Stati Uniti, a ciminiere, a pezzi di metallo, a toni freddi e quasi tristi, e la figura della pittrice, centrale, fa da spartiacque tra i due “mondi”.

Alle differenze dal punto di vista cromatico tra le due parti del dipinto, si mescolano le sensazioni suscitate nell’artista dalle due “terre”. Inevitabile non cogliere l’attaccamento viscerale al luogo d’origine: tra tutti gli elementi che contribuiscono a sottolineare tale aspetto, spicca la bandiera del Messico, stretta tra le dita di Frida. La bandiera americana, invece, è relegata sullo sfondo, lontana. A livello emotivo, questo potrebbe denotare una sensazione di disagio provata dall’artista, che sembra mettere in evidenza, del mondo americano, quasi esclusivamente quelli che percepisce come “difetti”.

Frida Kahlo (Coyoacán, 6 luglio 1907 – Coyoacán, 13 luglio 1954), tra le artiste più interessanti del secolo scorso, “figlia della Rivoluzione messicana”, come amava definirsi lei stessa, condusse una vita travagliata. Affetta da spina bifida e costretta a trascorrere a letto la maggior parte del suo tempo dopo un terribile incidente in cui fu coinvolta all’età di 18 anni, affidò all’arte la sua energia interna. Per contribuire finanziariamente alle spese familiari, sottopose i suoi lavori a Diego Rivera, importante pittore dell’epoca, e lo sposò, poi, nel 1929. A caratterizzare la sua arte fu il rapporto quasi ossessivo con il suo corpo torturato dagli eventi, tanto da farlo diventare il protagonista di numerosi Autoritratti. A incorniciare gran parte dei suoi lavori fu, infine, il folclore messicano, che confluì in vari modi nella sua arte.

“Autoritratto al confine tra Messico e Stati Uniti” si presenta come un gioco di contrasti, tra naturale e artificiale, tra caldo e freddo, tra dinamico e statico. Un unico, piccolo particolare sembra collegare le due parti del dipinto, e legarsi a propria volta all’artista: si tratta del generatore di corrente posto sul suolo americano, che trae energia dalle radici delle piante del territorio messicano e sembra infondere linfa vitale alla figura della pittrice, attraverso il piedistallo su cui è poggiata; tramite questo circuito per metà artificiale e per metà naturale, l’artista ricava energia da entrambi i “mondi”. La Kahlo rappresentata può essere, quindi, avvicinata a qualsiasi viaggiatore che, allo stesso modo, risulta alimentato e rinvigorito dalle sue mete di viaggio: ognuna, infatti, contribuisce a nutrirne corpo e spirito.

Chiara Pirani

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