Quante sfumature sono comprese nel termine “fallire”? Il tema del mese di maggio sarà proprio il fallimento, spesso considerato non nella sua accezione negativa, bensì come elemento di spinta per costruire o ri-costruire. O ancora, come nel caso dell’analisi di oggi, anche in quanto condizione di “rivelazione“. Nel ciclo delle opere del pittore tedesco Ludwig Meidner “Paesaggi apocalittici“, realizzato tra il 1912 e il 1913, si mescolano diverse accezioni del termine “fallimento”, fino a farlo diventare una sorta di monito per chi osserva.

La sensibilità con cui l’artista affronta il tema rivela, attraverso le immagini rappresentate, il presagio del dramma che la società dell’epoca si appresta a vivere: l’apocalisse, appunto, la fine di un’era di illusioni, quella della “Belle èpoque“. A livello cromatico, le tinte calde permettono di percepire le esplosioni, di sentirle in maniera quasi esagerata, e l’intento dell’artista, fedele ai precetti dell’Espressionismo, è proprio quello di impressionare l’osservatore, inducendolo a sentire le proprie emozioni e a leggerle sulla tela.

Anche il modo di fare arte è paragonabile al passaggio “fallimento-ricostruzione“: Meidner, infatti, in molte opere, ma soprattutto all’interno dei suoi Paesaggi apocalittici, sembra dare un’ulteriore svolta ai precetti dell’Espressionismo, conferendo alle sue opere un forte accento tragico e premonitore: le città raffigurate sono sconvolte da incendi, catastrofi e rivolte, e il motivo di questo “fallimento” è da ricercare nell’uomo, che di fronte alla ribellione di ciò che lo circonda decide di fuggire. L’artista sembra voler sottolineare in modo particolare questo aspetto, evidenziandone il risvolto “fallimentare”.

Ludwig Meidner (Bernstadt an der Weide, 1884 – Darmstadt, 1966), pittore tedesco, iniziò la carriera da artista a Breslavia, per poi proseguire gli studi a Parigi, dove entrò in contatto anche con Amedeo Modigliani. La sua arte viene segnata da un forte cambiamento proprio quando iniziò a rappresentare i Paesaggi apocalittici, emblema dell’Espressionismo, considerati anticipatori degli scenari della Prima Guerra mondiale.
L’artista si dedicò anche alla produzione di numerosi Autoritratti, ispirandosi a Rembrandt, e alla produzione scritta di libri e articoli di giornale.

In conclusione, la realizzazione di tutti i Paesaggi apocalittici sembra mirare a far riflettere chi osserva, su ciò che potrebbe essere evitato per non innescare la “ribellione” di quello che ci circonda: il messaggio pare essere valido, oggi come allora, intensificato da Meidner a livello visivo per impattare sull’osservatore e per ricordargli che spesso il “fallimento” è difficile da evitare, ma anche che forse basta poco per fermarsi un attimo, guardarsi intorno e ricominciare a ricostruire.

Chiara Pirani

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