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Bentornati a questo nuovo appuntamento con la nostra rubrica InkComics. Quest’oggi voglio parlarvi di un grande uomo che è venuto a mancare, un uomo che per me è stato una grandissima fonte di ispirazione. Stiamo parlando del grande e amatissimo Stan Lee.

Per i molti, il caro vecchio Stan era conosciuto ultimamente per i suoi numerosissimi cammeo nei film dei Marvel Studios, ma per noi appassionati era molto più, era un faro in una notte buia e nebbiosa, un punto di riferimento e la prova che con la sola fantasia poteva crearsi qualcosa di grandioso e che i sogni vanno inseguiti a tutti i costi.
Nato a New York City, quella stessa città che sarebbe poi diventata l’emblema dei supereroi, nel lontano 1922, è stato sicuramente, insieme ai disegnatori Jack Kirby e Steve Ditko, uno dei più grandi pilastri e menti che hanno plasmato il mondo dei fumetti che noi tutti oggi conosciamo. Dalla collaborazione di questi grandi uomini, infatti, sono nati tra i più grandi eroi della storia dei Marvel Comics: Spider-man, Thor,  Hulk, Iron Man, Dare Devil, Dottor Strange, i Fantastici Quattro, gli X-Men e molti altri.
Ma Stan Lee non era solo un grande ideatore di personaggi e storie. Fu infatti editore, manager, produttore: una figura centrale, insomma, non solo dal punto di vista creativo, ma per tanti diversi aspetti che compongono l’industria dei comics. A lui si deve soprattutto il cosiddetto “Teorema Marvel”, che oltre a rispolverare e rinnovare alcuni dei supereroi ideati da altri autori negli anni ’30 e ‘40, come Namor e Capitan America, contribuì a reinventare il genere supereroistico, secondo appunto la formula dei “supereroi con superproblemi“. In questo modo riuscì a dare ai suoi personaggi un’umanità sofferta, un notevole cambiamento rispetto all’ideale di supereroe che fino ad allora si era scritto tradizionalmente per i ragazzini. I suoi eroi avevano un brutto carattere, apparivano malinconici ed erano vanitosi e avidi, spesso litigavano fra di loro, erano preoccupati dai conti da pagare e dall’impressionare le loro ragazze, e qualche volta si ammalavano pure.

Prima di Lee, i supereroi erano, infatti, persone idealmente perfette, senza problemi o difetti: Superman, ad esempio, era così potente che nessuno avrebbe potuto ferirlo, e Batman era un miliardario nella sua identità segreta. Con il passare degli anni, soprattutto dopo la cosiddetta “British Invasion“, cioè l’ingresso di molti autori britannici sulla scena statunitense, negli anni ‘80 anche in casa DC si puntò molto sull’umanizzazione dei personaggi, segno che la lezione di Stan era stata assunta a dogma assoluto. In questo modo, i supereroi di Lee catturarono l’attenzione della giovane generazione che faceva parte della popolazione frutto del “baby-boom” successivo alla seconda guerra mondiale, e le vendite crebbero vertiginosamente. Iniziò,  così, la grande Silver Age dei supereroi.
E allora noi ti salutiamo così, Stan, portandoti per sempre nei nostri cuori, continuando a ricordarti per ciò che eri, un grandissimo uomo, sempre sorridente e pronto a incantarci con le tue storie e i tuoi personaggi, e il tuo ricordo vivrà per sempre attraverso le loro storie.
Addio grande uomo, grazie per tutto ciò che ci hai regalato.

EXCELSIOR!!!

Tommaso Amato

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