
“Non basta leggere, bisognerebbe anche capire. Ma capire è un lusso che non tutti possono permettersi.”
Si spegne oggi, 17 luglio 2019, Andrea Camilleri, scrittore, inventore del personaggio del commissario Montalbano e uomo poliedrico, segnando una perdita importante per la cultura del nostro tempo.
Andrea Camilleri, siciliano, nasce a Porto Empedocle (Agrigento) il 6 settembre 1925, trascorre diversi anni a Roma e alcuni mesi in Toscana, ma sarà verso la fine degli anni Quaranta ad Enna, vivendo in due stanze buie, anguste e prive di riscaldamento, che inizierà a frequentare assiduamente la Biblioteca Comunale e quindi si avvicinerà alla letteratura.
Si forma come scrittore, vincendo il premio Firenze, scrive e pubblica racconti e poesie, queste ultime pubblicate anche in un’antologia curata da Giuseppe Ungaretti. Lavora come regista e studia all’Accademia nazionale d’arte drammatica; porta per primo in Italia Beckett e altre numerose rappresentazioni teatrali di testi di Ionesco, Adamov, Strindberg, T.S. Elliot e poesie di Majakovskij.
Esordisce come scrittore alla fine degli anni ‘70 e da qui scrive libri che venderanno moltissime copie, permettendogli di diventare il quinto scrittore italiano più ricco grazie ai diritti d’autore. Oltre al ciclo del commissario Montalbano scrive libri come “Il corso delle cose”, “La stagione della caccia”, “La scomparsa dei Patò”, “Il Re di Girgenti”, “L’odore della notte” e altri innumerevoli titoli.
“Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio ‘cunto’, passare tra il pubblico con la coppola in mano”
La sua caratteristica principale è la lingua: una commistione di italiano e dialetto siciliano. Si rende conto, ad un tratto, che di non riuscire ad esprimersi in italiano puro in opere di grande respiro: così, per sentirsi più legato alla sua scrittura e per caratterizzare al meglio la sua terra, utilizza questo linguaggio misto. Raggiunge questo compromesso anche tramite le opere in dialetto veneto di Carlo Goldoni e Ruzante, e anche grazie a suo padre che, una volta sentita una storia di Andrea in dialetto siciliano, lo spinge a scriverla così come l’aveva raccontata oralmente.
Uomo e autore libero e indipendente, attivo anche a livello politico, Camilleri ha continuato ad ascoltare e parlare anche quando non poteva più vedere.
“Io oggi non vedo, ma purtroppo sento ancora. Non ho bisogno di vedere in faccia chi pronuncia certe parole. In questo momento è una fortuna essere ciechi. Non vedere certe facce ributtanti che seminano odio, che seminano vento e raccoglieranno tempesta. Stiamo perdendo la misura, il peso, il valore della parola. Le parole possono trasformarsi in pallottole, bisogna far cessare questo vento dell’odio atroce. Perché l’altro è diverso da me? L’altro non è altro che me stesso allo specchio. Abbiamo perso i valori.”
Claudia Morbiato